Basta così, dice Berlino a Erdogan
Il ministro Gabriel: aziende e cittadini tedeschi stiano attenti alla Turchia
Il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, è tornato dalle vacanze per gestire la crisi con la Turchia, che in questi giorni ha avuto un’ulteriore escalation. Il governo turco ha arrestato sei attivisti di diritti umani, tra cui il tedesco Peter Steudtner, accusandoli di terrorismo: stamattina molti giornali tedeschi titolavano sulla “presa di ostaggi” da parte delle autorità turche. “Le nostre politiche nei confronti della Turchia devono trovare una nuova direzione – ha detto Gabriel con un linguaggio “insolitamente diretto”, ha scritto Reuters – Non si può continuare così”. E’ necessario essere “più chiari” di quanto lo siamo stati finora, ha spiegato il ministro, “Ankara deve capire che questo tipo di politiche hanno conseguenze”. Gabriel ha avvertito i cittadini tedeschi, i turisti ma anche gli imprenditori, di stare attenti a viaggiare in Turchia, “possono accadere le cose più assurde”: finora “esistevano linee guida per alcuni gruppi di persone che viaggiavano in Turchia, ma ora si applicano a tutti i cittadini”.
L’anno scorso il numero di stranieri andati in Turchia è sceso a 24,5 milioni, il più basso in nove anni. Il turismo tedesco è pari a circa il 10 per cento del business del turismo turco, che vale in media 30 miliardi di dollari l’anno. Ma anche sugli investimenti Gabriel è stato perentorio: non si può consigliare alle aziende di andare a operare in un paese “in cui non c’è una certezza legale”, “non so come come il governo tedesco possa continuare a garantire investimenti in Turchia se c’è la minaccia di un’espropriazione arbitraria per ragioni politiche”. La Zeit ha pubblicato mercoledì una lista di 68 aziende tedesche che il governo turco accusa di essere collegate all’odiato Gulen, ma il governo turco ha smentito di aver mai stilato quell’elenco. Nel 2016, la Germania è stato il primo paese di destinazione delle esportazioni turche (14 miliardi di dollari) ed è il secondo paese per importazioni (21,5 miliardi di dollari), dopo la Cina. Poi c’è la questione immigrazione, che è il motivo principale della tolleranza tedesca nei confronti del sempre più aggressivo presidente turco Erdogan. Ma Gabriel, dicendo che anche l’approccio all’accesso all’unione doganale dell’Ue deve cambiare, ha voluto segnalare un cambio di passo, la tolleranza sta finendo.
Dalle piazze ai palazzi