La vendetta va servita fredda. Putin espelle 775 diplomatici americani
Il Cremlino replica alla mossa di Obama con l'attuale inquilino della Casa Bianca, cui il Congresso ha impedito di cancellare le sanzioni. "Abbiamo aspettato a lungo che qualcosa cambiasse in meglio", dice Putin
Il presidente Vladimir Putin ha annunciato che saranno 755 i diplomatici americani che dovranno lasciare la Russia. La decisione arriva in rappresaglia alle nuove sanzioni adottate contro Mosca e alle misure prese a fine dicembre dall'allora presidente Barack Obama, che in reazione alle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali dell'8 novembre, espulse 35 diplomatici russi e sequestrò due proprietà del Cremlino negli Stati Uniti. Putin ha replicato alla mossa di Obama con l'attuale inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, cui il Congresso ha legato le mani vincolandolo a non cancellare le sanzioni in vigore. Le osservazioni di Putin arrivano lo stesso giorno in cui il vice ministro degli Esteri del Cremlino, Sergei Ryabkov, ha dichiarato ad ABC News che la ritorsione russa sulle disposizioni americane è arrivata con "molto, molto ritardo". La convalida delle sanzioni decise la settimana scorsa contro Mosca sono state "l'ultima goccia" –ha detto Ryabkov – nel difficile rapporto tra le due superpotenze.
"Abbiamo aspettato per molto tempo che qualcosa cambiasse in meglio – ha sottolineato Putin intervistato dalla rete Rossiya 1, che ha pubblicato una trascrizione in russo sul suo sito web – speravamo che la situazione cambiasse. Ma sembra che non cambierà in un futuro prossimo". Per questo, ha detto, "ho deciso che era arrivato per noi il momento di dimostrare che non lasceremo tutto questo senza una risposta". La decisione del Cremlino di espellere lo staff diplomatico americano (dicitura sotto cui si celano da entrambe le parti molti 007 protetti da immunità diplomatica) era nota già da venerdì, ma ora Putin ha precisato le cifre: i tagli portano il numero dei funzionari americani a Mosca a 455, esattamente quanti russi lavorano a Washington. Il taglio include i dipendenti dell'ambasciata e dei consolati - tra personale diplomatico e tecnico – che dovranno cessare la propria attività a partire dal prossimo primo settembre. Il ministero degli esteri russo ha annunciato anche che da domani, primo agosto, l'ambasciata americana non potrà utilizzare alcune strutture nella capitale né la dacia che possiede a Serebrianyi Bor, una zona residenziale alle porta di Mosca.
Gli Stati Uniti hanno espresso rammarico per la scelta di Mosca, un passo che Washington ha definito "riprovevole e ingiustificato. Stiamo valutando l'impatto di tale limitazione e come risponderemo", ha detto una fonte del Dipartimento di stato. Ma non è affatto chiaro quanto l'annuncio avrà effetto sui rapporti quotidiani tra le due nazioni, scrive New York Times, che comunque parla di "scommessa fallita" nell'appoggio russo a Donald Trump: "Se la scelta del Congresso sulle sanzioni ha mandato un messaggio a Mosca, è quello che le mani del presidente Trump sulla Riussia sono legate, probabilmente per alcuni anni a venire".
"Poche settimane dopo la conversazione apparentemente amichevole avvenuta ad Amburgo tra i due capi di stato", sostiene il Nyt, "la prospettiva di accordi sembra più lontana che mai. Il Congresso non è pronto a perdonare l'annessione della Crimea, né a permettere un ampio reinvestimento nell'energia russa. Le nuove sanzioni sono state approvate da una coalizione di democratici che incolpano Putin di aver contribuito alla sconfitta di Hillary Clinton e ai repubblicani che temono che il loro presidente sbagli a comprendere con chi ha a che fare a Mosca".