Sale il numero dei morti mentre il Venezuela vota la Costituente
Tumulti e scontri tra manifestanti e polizia in tutto il paese. L'opposizione avverte: "Nuove proteste per i massacri" di domenica. Maduro annuncia il pugno di ferro
Almeno 15 persone sono rimaste uccise nelle violenze esplose ieri in Venezuela durante le elezioni per l'Assemblea Costituente, riferisce il leader dell'opposizione Henrique Capriles. Per il procuratore di stato, invece, sono otto i morti confermati. Capriles ha parlato di un "giorno nero" e ha accusato il presidente Nicolas Maduro per quella che definisce un'"ambiziosa malattia". In diverse città di tutto il paese ci sono tumulti e scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Almeno sette guardie nazionali sono state ferite in un attacco nella capitale Caracas.
8,1 milioni di venezuelani hanno partecipato al voto, ha annunciato la presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne) venezuelano, Tibisay Lucena: "Il tasso di partecipazione è stato alto e sorprendente, con il 41,53 per cento degli elettori del Venezuela che ha votato”, ha detto nel corso di una conferenza stampa nella sede centrale del Cne a Caracas. Secondo l'opposizione, tuttavia, solo 2,48 milioni di persone dei 19,4 milioni che hanno diritto di voto nel paese, si sono recati alle urne. L’opposizione ha etichettato il risultato come "la più grande frode elettorale nella nostra storia" e ha annunciato che continuerà le proteste nelle strade per respingere l'elezione dell'Assemblea Nazionale Costituente e che terrà una nuova mobilitazione nella capitale il giorno in cui si installerà l'organo che deve riscrivere la Costituzione, invitando a parteciparvi "tutti quelli che potranno venire a Caracas".
Tra i membri eletti figura la moglie del presidente Nicolás Maduro, Cilia Flores, e il secondo uomo del chavismo, Diosdado Cabello. Henrique Capriles, per due volte candidato alla presidenza del Venezuela e oggi governatore dello Stato di Miranda, ha detto che l'opposizione protesterà già oggi a mezzogiorno. "Ci saranno nuove proteste per i massacri" di domenica, ha detto Capriles, che ha parlato a nome della coalizione di partiti che si riconosce nella Mesa de la Unidad Democratica. Capriles ha anche annunciato che alle 17:00 ora locale (nella notte italiana), gli oppositori faranno nuove azioni di protesta in strada, ma non le ha anticipate.
"Si tratta del voto più importante che la rivoluzione abbia mai avuto in 18 anni di storia, ha dichiarato il presidente venezuelano Nicolás Maduro in un discorso in Plaza Bolivar, a Caracas. Maduro ha detto che la Costituente è nata con "grande legittimazione" popolare e ha salutato i membri dell'organismo che nelle prossime ore prenderanno il "comando" del Venezuela con pieni poteri. "Abbiamo la Costituente, arrivata dalla mano del paese. I venezuelani questa domenica hanno dato una lezione di coraggio e valore", ha affermato il presidente, anticipando che se l'opposizione seguirà nella sua "pazzia", con le sue proteste contro il governo, alcuni dei suoi dirigenti "finiranno in una cella e altri in un manicomio". Maduro ha preannunciato che l'Assemblea appena eletta toglierà l'immunità ai parlamentari dell'opposizione per sottometterli alla giustizia. "Bisogna riportare l'ordine", ha avvertito festeggiando con i suoi sostenitori. Il presidente ha più volte accusato i deputati di tentare un "golpe parlamentare" e di incitare alla violenza nelle proteste di strade, che hanno lasciato oltre 120 morti negli ultimi quattro mesi.
In tono minaccioso Maduro ha anche proposto che l'Assemblea "prenda il comando" della procura dal momento che la sua titolare, Luisa Ortega, ha rotto con il governo ed è diventata una dei suoi principali oppositori. "Cosa credono che (la Costituente) debba fare con la procura? Ristrutturarla subito, dichiararla in emergenza e prenderne il comando perché faccia giustizia".
Il governo degli Stati Uniti ha condannato l'elezione dell'Assemblea Nazionale Costituente in Venezuela. La portavoce del Dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha avvertito che prenderà misure ferme contro i membri dell'Assemblea e il resto degli "architetti dell'autoritarismo" nel paese, ha detto in un comunicato a tarda notte. "Condanniamo l''uso della violenza da parte del regime Maduro contro i cittadini che esercitano i loro diritti alla libertà di espressione, associazione e pacifica riunione", ha aggiunto la dichiarazione, dicendo che Maduro ha "messo da parte le opinioni e le aspirazioni del popolo venezuelano". Secondo quanto anticipano fonti del governo al Wall Street Journal, gli Usa annunceranno nelle prossime ore una nuova tornata di sanzioni verso l'industria petrolifera venezuelana, anche se un embargo alle importazioni di greggio per ora non è sul tavolo. Le sanzioni si sommano a quelle già prese dall'esecutivo americano questa settimana nei confronti di tredici funzionari ed ex-funzionari venezuelani per abusi dei diritti umani, corruzione e azioni che minano la democrazia.
Maduro ha liquidato con poche parole la condanna statunitense: "Un portavoce dell'imperatore Donald Trump ha detto che non ci riconoscono... Che c....ci importa di quello che dice Trump! Ci importa quello che dice il popolo venezuelano". Nonostante i toni bellicosi, Maduro ha tuttavia proposto "un dialogo nazionale" per risolvere la grave crisi politica e si è detto pronto a confrontarsi con l'opposizione nelle elezioni regionali del prossimo 10 dicembre quando saranno eletti alcuni governatori.
Anche Bruxelles non nasconde i dubbi. L'elezione di un'assemblea costituente "in circostanze dubbiose e spesso violente non può essere la soluzione", mentre, rispetto all'ipotesi di introdurre delle sanzioni, la portavoce Mina Andreeva ha detto che "ogni decisione dovrebbe essere presa congiuntamente" fra istituzioni e Stati Ue. Più netto il commento di Antonio Tajani, il presidente del Parlamento europeo: "Non riconosceremo l'esito di questo voto. "E' chiaro che l'attuale regime vuole restare attaccato al potere. Ma la speranza dei venezuelani è cambiare il regime: per questo è necessario indire delle elezioni al più presto", ha detto.
In tutto il Sudamerica soltanto Bolivia, Salvador e Nicaragua hanno formalmente riconosciuto l'Assemblea Costituente uscita dalle contestate elezioni. Sono le tre voci dei Paesi dell'America Latina che appaiono fuori dal coro, quasi unanime, di condanne e mancato riconoscimento della Costituente eletta. Perù, Messico, Colombia, Panama, Argentina, Costa Rica e Guatemala hanno sottolineato preoccupazione per gli sviluppi politici in Venezuela.