L'appello della figlia di Ledezma, l'oppositore sequestrato dal regime di Maduro
La polizia politica del Venezuela ha arrestato il sindaco di Caracas e il leader dissidente Leopoldo Lopez
Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, e Leopoldo Lopez, storico leader dell’opposizione, sono stati portati via dalle proprie case dalla polizia politica venezuelana (Sebin). A denunciarlo sono i membri delle loro famiglie. Nei primi giorni del luglio scorso e dopo 40 mesi di prigione a Ramo Verde, il governo di Maduro aveva concesso gli arresti domiciliari a Lopez, fondatore di Voluntad Popular, condannato a 13 anni e 9 mesi nel 2015 perché ritenuto organizzatore delle proteste nel paese che nel 2014 causarono 43 morti. Da tempo l’opposizione definiva Leopoldo Lopez un prigioniero politico e diversi leader mondiali, fra cui il presidente americano Donald Trump, il Papa e l’Alto commissariato per i diritti umani dell'Onu avevano fatto pressioni per il suo rilascio. In un video recente l’oppositore simbolo al regime di Maduro aveva denunciato le torture subite all’interno del carcere.
Antonio Ledezma, anche lui storico oppositore di Maduro, era già stato arrestato nel 2015. Il 19 febbraio di quest’anno, una decina di agenti del Sebin, i servizi segreti venezuelani, fecero irruzione senza mandato e in assetto da guerra nel suo ufficio, lo incappucciarono e lo portarono nel carcere militare di Ramo Verde. Dopo una giornata fu direttamente il governo ad annunciare le accuse: tentativo di colpo di stato. Si tratterebbe del primo caso di golpe annunciato a mezzo stampa, visto che la prova regina secondo l’esecutivo sarebbe un piano per la transizione democratica firmato da Ledezma e pubblicato sui giornali una settimana prima dell’arresto.