Russiagate, Mueller seleziona il Grand Jury. Cosa cambia per Trump
Mossa del procuratore speciale che indaga sui rapporti tra lo staff del presidente e Mosca. L'inchiesta entra in nuova fase, quella decisiva per The Donald
Per lo più si tratta di una questione tecnica. Ma non di una formalità. Anzi, il significato politico dell'ultima mossa di Robert Mueller, procuratore incaricato di indagare dei rapporti tra l'entourage di Donald Trump e la Russia, è più che evidente. Non a caso stamattina tutti i principali media hanno dato ampio risalto alla notizia anticipata dal Wall Street Journal: Mueller avrebbe già nominato e cominciato ad utilizzare il Grand Jury.
Per chi è digiuno di nozioni sul funzionamento della giustizia americana il riferimento è il Quinto emendamento che prevede che “nessuno sarà tenuto a rispondere di reato, che comporti la pena capitale, o che sia comunque grave, se non per denuncia o accusa fatta da un Grand Jury”. Insomma, l'inchiesta di Mueller sta entrando nella sua fase più delicata e decisiva. E il procuratore ha deciso di sottoporre al Grand Jury, organismo composto da normali cittadini, le prove raccolte ed eventuali testimonianze. Dovessero ritenerle sufficienti, i giurati avranno la possibilità di accusa formalmente l'imputato che quindi sarà sottoposto a processo.
Non è detto quindi che, alla fine, si arrivi ad una formale accusa nei confronti del presidente Trump. Ma il percorso avviato muove in quella direzione. Se il Jury dovesse decidere per il “rinvio a giudizio” è chiaro che il suo governo avrebbe vita breve. Ma se il presidente dovesse superare anche questa prova ne uscirebbe sicuramente rafforzato, legittimato una volta per tutte a guidare la nazione. Gaffe e tweet permettendo.