Hillary Clinton (foto LaPresse)

Archiviare la visione liberal

Redazione

Un gran libro di M. Lilla spiega perché superare la “politica dell’identità”

La sconfitta di Hillary Clinton e la vittoria di Donald Trump hanno generato non poco caos, anche culturale, all’interno di Repubblicani e Democratici. Fra i primi, lunga e profonda è la critica al presidente e alla svolta repubblicana. Fra i secondi, meno, come sempre a sinistra. Ci pensa Mark Lilla con un libro in uscita in America il 15 agosto, “The once and future liberal”.

La sua tesi è che i Democratici sono vittime della “politica dell’identità”. “Il liberalismo americano nel XXI secolo è in crisi: una crisi di immaginazione e di ambizione da parte nostra, una crisi di attaccamento e fiducia al grande pubblico”. Lilla inizia dicendo che da Reagan in avanti, la forza fondamentale del Partito Repubblicano è stata quella di produrre “un’immagine di ciò che potrebbe essere il modo di vivere condiviso”. Il liberalismo non lo ha fatto: “Il liberalismo tecnocratico non è una visione convincente”. Al contrario, i Democrats si sono affidati alla politica dell’identità, che “è diventato de facto il credo di due generazioni di politici liberal, professori, insegnanti, giornalisti, attivisti del movimento e funzionari del Partito democratico”.

Guardatevi attorno, dice Lilla ai colleghi liberal, e vedrete che il Partito Repubblicano continua a vincere perché “ha convinto gran parte del pubblico che sono il partito di Joe Sixpack (il common man, ndr) e che i Democratici sono il partito di Jessica Yogamat”. La parodia liberale postmoderna e fashion.

Di più su questi argomenti: