Non è una guerra scema
Non trattate la crisi nordcoreana come uno show di macchiette
Il presidente americano Donald Trump ha scritto su Twitter che ogni “soluzione militare” contro la Corea del nord è pronta, poi ha condiviso il post del Comando americano nel Pacifico, che mostrava i bombardieri supersonici B-1 posizionati a Guam, pronti per l’uso. Negli ultimi giorni, la guerra di propaganda e provocazioni tra America e Corea del nord ha cambiato passo: non si era mai visto un presidente americano rispondere al leader nordcoreano Kim Jong-un con il suo stesso linguaggio. La crisi, adesso, è dunque molto diversa da quelle che periodicamente riempivano le pagine dei giornali. E anche Pyongyang, dopo gli ultimi due test missilistici, ha dimostrato di poter fare sul serio. Per anni abbiamo negato che la minaccia nordcoreana potesse essere seria: ogni volta che Kim Jong-un appariva in pubblico, ogni volta che l’agenzia di stampa del regime diffondeva un comunicato in cui sperava nella “distruzione” degli Stati Uniti, ripensavamo ai viaggi del cestista Nba Dennis Rodman e alle bizzarrie di un “leader eterno” con i capelli tagliati strani. Qui in Italia, la situazione era aggravata dalle annuali “missioni” di personaggi macchiettistici – seppur parlamentari. Già allora era difficile spiegare quanto ci stavamo sbagliando, e anche oggi c’è qualcuno che nega la reale criticità della situazione. Ma le guerre mondiali sono scoppiate per incidenti casuali, avvenuti nel momento di massima tensione. Anche in piccoli paesi, e magari lontanissimi. L’Europa è poco coinvolta in questa guerra, che per ora è una guerra di nervi. Ma più della metà della popolazione mondiale è lì, in Asia, ad aspettare che Trump e Kim Jong-un decidano della loro sopravvivenza.