Il tentativo (grottesco) di riscrivere la storia abbattendo una statua
Dopo i terribili fatti di Charlottesville n America vengono rimossi i monumenti dedicati a politici e generali e confederati. Ma ciò che è accaduto un secolo e mezzo fa è molto più complicato di così
E’ triste vedere come la storia e la cultura della nostra nazione vengano distrutte dalla rimozione di bellissime statue e monumenti”, ha tuittato ieri Trump dopo la rimozione di decine di statue dedicate ai politici e ai generali confederati, decisa da molte città a seguito dei terribili fatti di Charlottesville. E’ più complicato di come la mette Trump. La decisione di abbattere una statua dedicata a un giudice che segregò gli afroamericani, come nel caso di Roger Taney, è comprensibile nel clima incandescente che si respira oggi in America. Specie quando i suprematisti bianchi imbracciano quei simboli come un’arma politica. Ci sono statue che possono benissimo finire in un deposito o che potrebbero essere accompagnate da una didascalia esplicativa del loro significato. Diversa è la storia di quelle statue installate oltre un secolo fa, durante la grande elaborazione del lutto nazionale seguito alla Guerra civile americana. Sradicarle in un momento di divisione interna del paese non fa che accrescere quella divisione, anziché lenirla. Inoltre, e il quesito non vale solo per l’America, chi stabilisce la linea rossa morale per cui una statua si salva dal giudizio ex post della storia? Perché non abbattere le storiche residenze dei presidenti George Washington e Thomas Jefferson a Mount Vernon e a Monticello, visto che anche loro erano proprietari di schiavi e non supererebbero oggi il test sulla “diversity” in vigore nella Silicon Valley? La storia, specie quella che risale a un secolo e mezzo fa, è molto complicata. Riscriverla, metterci al suo posto una versione addolcita, disinfettata, è non soltanto un po’ grottesco, ma anche pericoloso.