A favore delle espulsioni rapide
Finlandia e Spagna sono due casi di terrorismo che potevamo evitare
L’uomo che in Finlandia ha ucciso due donne a coltellate e ne ha ferito altre sei in un attacco per strada veniva dal Marocco e si era visto negare lo status di rifugiato a gennaio. Il rifiuto non aveva avuto conseguenze pratiche: l’uomo era rimasto in Finlandia fino a quando la polizia non gli ha sparato in una gamba per fermarlo mentre con un coltello in mano passava da donna a donna. Era arrivato in Finlandia dalla Germania e ancora adesso ci sono dubbi sulla sua vera età e sulla sua identità. Il predicatore di Ripoll in Catalogna che ha fatto da caposquadra per gli attentatori di Barcellona – volevano far saltare in aria la Sagrada Família, sono riusciti “soltanto” a fare quattordici morti – era stato acciuffato dagli spagnoli nel 2010 con dodici chili di hashish (sette anni dopo però ci voleva ammazzare in nome della sharia: trovare una via di mezzo no?). Alla fine della condanna, nel 2014, doveva essere buttato fuori dalla Spagna ma si appellò ai diritti umani. Nel 2017 era ancora in Spagna a tramare un enorme attentato – per fortuna come confezionatore di bombe era pure più scarso che come narcotrafficante. Sono due casi che ci ricordano che c’è una certezza nel campo dell’antiterrorismo e del rischio attentati: se i soggetti che non hanno titoli per stare in Europa fossero davvero tenuti fuori dall’Europa non potrebbero compiere attacchi in Europa. In questo scenario lassista, fatto di rifiuti che non contano, espulsioni a vuoto e identità incerte, uno scenario che invita gli attentatori a colpire, è davvero difficile criticare l’Italia per le espulsioni rapide dei soggetti a rischio.
L'editoriale dell'elefantino