Bentornato Charlie Hebdo
Copertina anti islam del settimanale satirico. E pochi “Je suis Charlie”
Ammettiamolo, per tanti era stato facile essere Charlie dopo l’attentato del 2015 alla redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo. E pure dopo, quando per diversi mesi i vignettisti superstiti avevano smesso di ironizzare sull’islam, attaccando più volentieri i meno suscettibili ebrei e cristiani. Adesso che, a pochi giorni dalla strage di Barcellona, Charlie Hebdo è tornato a sferzare i musulmani, ecco levarsi le prese di distanza e i distinguo.
“Islam religione di pace… eterna”, titola l’ultima copertina, su cui è disegnato un furgone bianco che ha appena schiacciato due persone. L’accostamento tra islam e terrorismo, che si porta così poco nell’occidente politicamente corretto attaccato dagli estremisti islamici, non poteva essere naturalmente perdonato. Stéphane Le Foll, ex ministro dell’Agricoltura ed ex portavoce della presidenza Hollande ha accusato la rivista di fare “pericolosi amalgami”.
Molti sui social network hanno espresso “disgusto”, chiedendo che il numero venga ritirato dalle edicole, e anche diversi giornalisti per un giorno hanno dimenticato la spesso sbandierata difesa della libertà di parola per attaccare Charlie Hebdo in quanto alimenterebbe l’odio anti musulmano. Negli scorsi giorni nessuno di loro ha difeso lo spettacolo, “Lettera ai truffatori dell’islamofobia che fanno il gioco dei razzisti”, tratto dal libro dell’ ex direttore Charb, boicottato in Francia perché “non va nella direzione di una trasmissione pacifica della laicità”. Se Charlie Hebdo non parlasse più di islam, come è stato per qualche tempo e come vorrebbero i suoi nuovi critici, i vignettisti uccisi quasi tre anni fa sarebbero morti invano. E i terroristi avrebbero vinto.