L'Europa a doppia velocità è realtà
Sui migranti l’assetto ristretto ai paesi forti funziona. E in economia?
L’accordo “quattro più tre” (Francia, Germania, Spagna, Italia più Libia, Niger, Ciad) sui migranti è la prima dimostrazione di come l’Europa funziona quando si muove a due velocità. In attesa di verifica sul campo, si sono messe sul piatto le “best practices” dei maggiori paesi Ue: gli hotspot sulle coste africane, idea macroniana, si sono ammorbiditi in centri d’identificazione gestiti con le autorità di Libia, Niger e Ciad in base a liste dell’Alto commissariato Onu per separare i richiedenti asilo dai clandestini economici; l’architrave della strategia dell’accoglienza di Angela Merkel. La vera novità è il funzionamento, finora, della linea pragmatica dell’Italia, opera di Paolo Gentiloni e Marco Minniti, di sostegno economico e militare alla Libia: vedette, elicotteri, intelligence, e soldi alle municipalità (in pratica, alle tribù) hanno consentito di bloccare i migranti in Tripolitania. Una riabilitazione ex post dell’asse Berlusconi-Gheddafi spazzato via dalle primavere arabe.
Come la Libia, Niger e Ciad, a forti interessi francesi, non sono paesi di migrazione, ma di transito: i maggiori flussi vengono da Nigeria, dal Bangladesh, dalla Guinea e dalla Costa d’Avorio. Dunque la svolta è un’operazione “smart” di polizia e politica estera. La formula dei “volenterosi” europei potrà essere replicata in economia? Sì, su questioni come infrastrutture e rinuncia al protezionismo. Fino alla buona idea merkeliana, partorita da Wolfgang Schäuble, di un Fondo monetario europeo. Ma si dovrà tornare all’unanimità dei 27 quando si parlerà di trattati. Dal non inserimento del Fiscal compact, alla revisione del Trattato di Dublino sull’immigrazione – obiettivi dell’Italia. Intanto l’accordo di Parigi dimostra che meno si è meglio si agisce: la doppia velocità è realtà.