Trump lascia aperta ogni ipotesi per punire Pyongyang
Il presidente americano si schiera al fianco del Giappone e promette una pressione maggiore sul regime nordcoreano, dopo il lancio del missile di stanotte. La Cina parla di "punto di non ritorno"
Il governo giapponese ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per prendere contromisure adeguate nei confronti della Corea del nord dopo il lancio missilistico della scorsa notte. Mentre il presidente americano Donald Trump ribadisce che "tutte le opzioni restano sul tavolo", i paesi asiatici spingono per un cambio di passo da parte della comunità internazionale nei confronti del regime di Pyongyang. La Cina ha definito la provocazione nordcoreana "un punto di non ritorno", abbandonando almeno per un momento la sua posizione interlocutoria avuta finora nei confronti di Kim Jong-un.
Ora sia l'opinione pubblica giapponese – spaventata dal sorvolo del missile balistico che ha attraversato a nord l'isola di Hokkaido – sia i governi di Tokyo e di Pechino chiedono di aumentare la pressione sul dittatore nordcoreano. "Faremo del nostro meglio per difendere il nostro popolo", ha assicurato il premier giapponese Shinzo Abe. "Questo atto avventato è senza precedenti, serio e una minaccia importante", ha aggiunto. Stamattina, con una lunga telefonata, Trump ha confermato ad Abe che gli Stati Uniti sosterranno una politica più decisa verso Pyongyang. Il segretario di stato americano, Rex Tillerson, insieme al ministro degli Esteri sudcoreano ha fatto sapere che l'intenzione è quella di imporre sanzioni ulteriori ai nordcoreani e di schierare nuove armi strategiche in Corea del sud. Sempre stamattina, caccia sudcoreani hanno condotto un'esercitazione al confine con la Corea del nord per rispondere alla provocazione di Kim Jong-un, lanciando otto bombe.
Continuando a "minacciare e a destabilizzare aumenterà solo l'isolamento del regime nella regione e nel mondo", ha avvertito Trump in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca. Ma d'altra parte, Pyongyang ha ribattuto che se la situazione viaggia verso "un livello estremo" di pericolosità la colpa è degli Stati Uniti.
All'inizio di agosto, il comandante delle Forze strategiche nordcoreane, Kim Rak-gyom, aveva avvertito che il paese era pronto al lancio di quattro missili balistici a medio e corto raggio in grado di sorvolare il Giappone e di cadere a 40 chilometri dal territorio americano di Guam, nel Pacifico. Stavolta, il missile Hwasong-12 di media gittata lanciato nella notte, è esploso in volo a 1.550 miglia a sud di Tokyo.