"E' come la guerra vera", dice Pyongyang che minaccia ancora Guam
Quello di martedì è solo "il primo passo" di un'operazione militare nel Pacifico, annuncia il regime. Per Trump, "il dialogo non è la risposta"
La Corea del nord dice che il lancio missilistico di martedì è solo "il primo passo" di altre operazioni nel Pacifico. Il regime di Pyongyang, tramite i media di stato, ha anche rinnovato volontà di eseguire esercitazioni contro l'isola americana di Guam, definita "una base di invasione avanzata". Per la prima volta l'agenzia stampa del regime nordcoreano, la KCNA, ha ammesso in modo esplicito che martedì è stato lanciato un missile balistico che ha sorvolato il Giappone (nel 2009, dopo l'ultimo sorvolo del territorio nipponico, i media di stato avevano parlato di un satellite). Il missile Hwasong-12 che ha sorvolato l'isola giapponese dell'Hokkaido, viaggiando per 2.700 chilometri, sarebbe stato una risposta alle esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del sud, lanciato nel giorno dell'accordo nippo-coreano del 1910 che sancì l'annessione della penisola della Corea da parte dei giapponesi.
Il lancio missilistico di martedì è "come una guerra vera", avrebbe detto Kim Jong-un, come riportato dalla KCNA, che ha assistito al lancio alle prime ore dell'alba. Per questo, ha continuato il leader nordcoreano, il lancio di martedì è solo l'inizio, "il primo passo dell'operazione militare del KPA (l'Esercito del popolo della Corea, ndr) nel Pacifico e un significativo preludio per contenere Guam".
Per ora, la comunità internazionale resta cauta sull'ipotesi di nuove sanzioni nei confronti della Corea del nord. Il missile che ha sorvolato l'Hokkaido è stato un atto "oltraggioso". Così è scritto nelle conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ieri sera. Ma oltre ai consueti appelli per un ritorno alla via diplomatica per la risoluzione della crisi, l'Onu non ha mai menzionato nel testo la possibilità di comminare nuove sanzioni economiche. A pesare sono state le posizioni di Russia e Cina, vicine a Kim Jong-un e determinate a seguire la via negoziale con la Corea del nord. Prima della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Tokyo e Seul avevano chiesto però di aumentare la pressione internazionale su Pyongyang, puntando sulla Cina per ricoprire il ruolo di mediatore con Kim. Una mediazione che ha invocato stamattina anche la premier britannica Theresa May, in visita in Giappone, che ha chiesto a Pechino di fare valere il suo ruolo chiave nel Pacifico per rispondere alla "provocazione azzardata" della Corea del nord. Poco fa in un tweet, il presidente americano Donald Trump ha ribadito la sua posizione: il tempo dei colloqui con il Nord è finto.
The U.S. has been talking to North Korea, and paying them extortion money, for 25 years. Talking is not the answer!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 30 agosto 2017
L'editoriale dell'elefantino