Iran, Iraq, Corea del nord. 15 anni dopo il discorso di Bush sull'Asse del male non è cambiato niente
Il 29 gennaio 2002 l'ex presidente americano indicò come nemici non solo i terroristi islamici, ma anche e soprattutto i paesi che li sostenevano dal punto di vista ideologico e logistico
Roma. Il 29 gennaio 2002, quattro mesi dopo gli attentati alle torri gemelle e al Pentagono, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush decise di lanciare la “War on Terror”, la guerra al terrore. Il presidente indicò come nemici non solo i terroristi islamici, ma anche e soprattutto i paesi che li sostenevano dal punto di vista ideologico e logistico. Bush identificò tra i protagonisti di questo “asse del male”, come lo definì, tre stati in particolare: la Corea del nord, l’Iraq e l’Iran.
Quindici anni dopo, nelle relazioni internazionali americane non sembra essere cambiato granché. Gli Stati Uniti sono ancora impegnati in Iraq, e non possono abbandonare il paese, dilaniato dalla guerra allo Stato islamico, dal pericolo dell’influenza iraniana e dalla lotta tra le varie tribù; i rapporti con l’Iran, migliorati grazie all’accordo sul nucleare voluto dall’Amministrazione Obama, sono di nuovo molto tesi. (segue nell’inserto III)
Il Congresso ha da poco approvato nuove sanzioni, il presidente Donald Trump non ha mai nascosto la propria ostilità a un accordo con i persiani, che dal canto loro si fidano sempre meno della controparte americana; la Corea del nord è una minaccia sempre più concreta a causa dei notevoli passi in avanti nel programma missilistico e le ripetute dimostrazioni di forza che mettono alla prova i sistemi di sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Il test di ieri, che ha visto un missile nordcoreano sorvolare il nord del Giappone, lo dimostra.
“Le nostre scoperte in Afghanistan hanno confermato le nostre peggiori paure. Abbiamo visto la profondità del loro odio nei video dove ridono della morte di innocenti. E la profondità del loro odio è proporzionale alla follia della distruzione che intendono perpetrare. Abbiamo trovato piantine delle centrali nucleari americane e degli acquedotti, istruzioni dettagliate per produrre armi chimiche, mappe di sorveglianza delle nostre città e accurate descrizioni dei monumenti americani e del mondo intero. Quello che abbiamo trovato in Afghanistan conferma che, lungi dall’essere terminata, la nostra guerra contro il terrore è solo all’inizio. La maggior parte dei 19 uomini che hanno dirottato gli aeroplani erano stati addestrati nei campi afghani, dove erano addestrati per assassinare. Questi uomini sono spesso supportati da regimi fuorilegge, e ora sono sparsi per il mondo come bombe a orologeria pronte per essere usate senza avvertimento.
Grazie al lavoro dei nostri ufficiali e dei nostri alleati migliaia di terroristi sono stati arrestati. Ciononostante, decine di migliaia di terroristi addestrati sono ancora a piede libero. Questi nemici vedono l’intero mondo come un campo di battaglia, e noi dobbiamo combatterli ovunque siano. Finché i campi di addestramento restano operativi e le nazioni ospitano i terroristi, la libertà è a rischio. L’America e i nostri alleati non lo permetteranno. Le nostre nazioni continueranno a essere decise, pazienti e insistenti nel perseguire due grandi obiettivi. In primo luogo distruggeremo i campi di addestramento e le fabbriche dei terroristi, che verranno consegnati alla giustizia. In secondo luogo dobbiamo impedire che i terroristi e i regimi che cercano di ottenere armi chimiche, biologiche o nucleari minaccino gli Stati Uniti e il mondo.
Il nostro esercito ha eliminato i campi di addestramento del terrore in Afghanistan, ma continuano a essercene in almeno una dozzina di paesi. I terroristi di tutto il mondo, inclusi gruppi come Hamas, Hezbollah, Islamic Jihad, Jaish e Mohammed, operano in giungle remote, deserti o si nascondono nel centro delle grandi città. Anche se l’operazione militare più visibile è in Afghanistan, l’America sta agendo anche altrove. Abbiamo truppe nelle Filippine, che aiutano ad addestrare le forze armate locali che poi contrastano i terroristi che hanno giustiziato un americano o trattengono ostaggi. I nostri soldati, che ora lavorano con il governo bosniaco, hanno arrestato i terroristi che stavano organizzando un attentato alla nostra ambasciata. La nostra marina sta pattugliando le coste africane per bloccare il traffico di armi e la costruzione di campi di addestramento dei terroristi in Somalia. La mia speranza è che tutte le nazioni ascolteranno il nostro appello eliminando i terroristi parassiti che minacciano i loro paesi e il nostro. Molte nazioni stanno agendo. Il Pakistan sta eliminando il terrorismo, e io ammiro la forte leadership del presidente Musharraf. Ma altri governi sono ancora timidi davanti al terrore. E non non si illudano: se non agiscono, lo farà l’America.
Il nostro secondo obiettivo è impedire ai regimi che sponsorizzano il terrore di minacciare l’America o i nostri amici e alleati con armi di distruzione di massa. Alcuni di questi regimi sono rimasti silenti dopo l’11 settembre, ma noi conosciamo la loro vera natura.
La Corea del nord è un regime che si arma con missili e armi di distruzione di massa, nonostante affami i suoi cittadini.
L’Iran persegue aggressivamente la ricerca di queste armi e esporta terrore, mentre pochi non eletti reprimono la speranza per la libertà del popolo iraniano.
L’Iraq continua a sfoggiare la sua ostilità nei confronti dell’America e a supportare il terrore. Il regime iracheno ha cercato di sviluppare l’antrace, il gas nervino e armi nucleari per oltre un decennio. E’ un regime che ha già usato gas per uccidere migliaia di cittadini lasciando i corpi delle madri ammassati su quelli dei loro figli. E’ un regime che ha accettato le ispezioni internazionali per poi espellere gli ispettori. E’ un regime che ha qualcosa da nascondere al mondo civilizzato.
Stati come questo e i loro alleati terroristi costituiscono l’asse del male, e sono armati per minacciare la pace del mondo. Cercando di ottenere armi di distruzione di massa, questi regimi pongono un grave e crescente pericolo. Possono consegnare queste armi ai terroristi dandogli la possibilità di soddisfare il proprio odio, possono attaccare i nostri alleati o cercare di ricattarci. In ognuno di questi casi il prezzo dell’indifferenza sarebbe catastrofico. Lavoriamo senza sosta con la nostra coalizione per impedire ai terroristi e ai loro stati sponsor di ottenere il materiale, la tecnologia e la capacità di sviluppare e consegnare armi di distruzione di massa. Svilupperemo e installeremo difese missilistiche per proteggere l’America e i nostri alleati da un attacco improvviso. E tutte le nazioni devono saperlo: l’America farà il necessario per assicurare la nostra sicurezza. Il tempo non è tuttavia dalla nostra parte. Non aspetterò mentre i pericoli aumentano. Non starò fermo mentre il pericolo cresce ed è sempre più vicino. Gli Stati Uniti d’America non permetteranno che i più pericolosi regimi al mondo ci minaccino con le armi più distruttive al mondo. La nostra guerra al terrore è cominciata bene, ma è solo all’inizio. Questa campagna potrebbe non essere terminata sottoil nostro mandato, ma sarà condotta e finanziata da noi. Non possiamo fermarci adesso: se lo facciamo, lasciando i campi di addestramento intatti e gli stati terroristi liberi di fare ciò che credono, il nostro senso di sicurezza sarebbe falso e temporaneo. La storia ha chiamato l’America e i nostri alleati all’azione, ed è sia nostra responsabilità sia nostro privilegio combattere la battaglia della libertà”.