Paolo Gentiloni e Fayez al-Serraj (Foto LaPresse)

I francesi che non ci stanno sulla Libia

Redazione

Il piano contro il traffico di uomini pizzica le ambizioni di Parigi

Come si dice rosicare in francese? Ieri il Monde ha descritto i “petit arrangements”, i piccoli accordi, contro il traffico di uomini stretti tra Italia e Libia, ritirando fuori tutte le critiche già ascoltate in queste settimane: che sono stati fatti con le milizie (e con chi dovrebbero essere fatti gli accordi per azzerare il traffico? Senza contare che le “milizie” sono da tempo inquadrate nelle forze di sicurezza del governo di Tripoli riconosciuto dalle Nazioni Unite). E chi c’è dietro gli accordi? Il ministro Marco Minniti, “apparatchik de l’ombre devenu ‘Monsieur Anti-migrants’ en Italie”, come dice un ritrattino del Monde allegato al primo pezzo. E insomma, siamo passati dalle crisi isteriche in Italia scatenate alla fine di luglio dalla stretta di mano tra Serraj e Haftar a Parigi (la Francia ci ruba la Libia!) alla stizza francese perché il governo italiano e il governo libico sono all’avanguardia del piano più pragmatico ed efficace per fermare le morti per annegamento nel Mediterraneo. E se tutto va bene, anche l’autorità di Tripoli ne uscirà rafforzata e più stabile, e ora persino i russi (che tifavano molto per il rivale Haftar) lo riconoscono. E il fatto che questo piano stia funzionando – come anche il Monde ammette – sta provocando svenimenti e schiume di malcontento in ambienti insospettabili, dalla sinistra terzomondista alle Nazioni Unite ai francesi che tengono molto al loro potere sulla Libia. Ma tutti questi critici per chi fanno il tifo? Per i trafficanti?

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