Paolo Gentiloni e Donald Trump (foto LaPresse)

Gentiloni si schiera col modello multilaterale: "Abbiamo bisogno dell'Onu"

Redazione

Il presidente del Consiglio si rivolge all'Assemblea delle Nazioni Unite e incontra il premier libico Serraj. Teheran risponde al presidente degli Stati Uniti: "E' un ignorante"

All'Onu risuonano ancora le parole di Donald Trump sulla distruzione della Corea del nord e sul deal con l'Iran definito "imbarazzante" dal presidente americano. Oggi il ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif, ha definito Trump un "ignorante" e il suo discorso rivolto ieri alle Nazioni Unite un residuato "da medioevo". Ma le critiche nei confronti del presidente americano e della sua retorica belligerante nei confronti degli "stati canaglia" sono state trasversali.

  

 

Prima di rivolgersi all'Assemblea delle Nazioni Unite di New York, il premier Paolo Gentiloni ha assunto un approccio più morbido verso gli Stati Uniti. "Trump ha portato la sua visione degli Stati Uniti, che dobbiamo rispettare. Anche se questo non vuole dire che non si debba prendere atto che ci siano delle differenze". E ancora: "L'atteggiamento di Trump è stato meno aggressivo nei confronti delle Nazioni Unite di quanto ci si attendesse. Guterres sembrava molto felice", ha minimizzato Gentiloni. Anzi, ha tranquillizzato il premier, "prevalgono punti di contatto".

   

Eppure quelle "differenze" rispetto ai princìpi enunciati ieri da Trump – quelli sulla difesa della sovranità nazionale – si contrappongono al multilateralismo sostenuto martedì, sempre al Palazzo di Vetro, anche dal presidente francese Emmanuel Macron, dall'Unione europea e dall'Italia. Anche Gentiloni ha ricordato che mai come oggi l'Italia ha bisogno di un approccio multilaterale nella gestione dell'emergenza migranti e dell'aiuto dell'Onu. Il premier italiano ha concesso che le critiche al multilateralismo e alla sua efficacia sono ammissibili, ma allo stesso tempo – ha aggiunto – "rispondere alle sfide che abbiamo davanti difendendo ciascuno il proprio interesse nazionale, contrapponendo paesi a paesi, è una illusione. Non si risponde a queste sfide con i muri, si risponde con un lavoro comune". Parole che Gentiloni riferiva a Trump ma che in realtà cercava di fare sentire a quegli stati europei tentati dalla deriva populista e dalla nostalgia per le barriere ai propri confini (vedi Austria e paesi del Patto di Visegraad). E proprio sul tema dei migranti, il premier ha annunciato che chiederà alle Nazioni Unite di "tornare in forze" in Libia. Anche per questo Gentiloni ha incontrato il primo ministro libico Fayez al Serraj, il capo del governo riconosciuto dalla comunità internazionale, per mettere a punto un piano d'azione. Bisogna "completare il percorso di pace e di stabilizzazione del paese per far fronte all'emergenza migranti", ha detto Gentiloni. Ed è per questo che serve un'iniziativa "multilaterale", ha aggiunto il premier italiano, anche per "sorvegliare e migliorare" la condizione dei migranti che rimangono in Libia, definita "vergognosa e scandalosa". "Nessuno meglio dell'Onu ci può aiutare", altro che sovranismo.

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