Le concessioni di Theresa May
A Firenze la premier fa tre passi importanti verso l’Europa. Sulla “creatività” si vedrà
Theresa May è arrivata a Firenze con una missione: divorzieremo, ma restiamo amici. Sull’amicizia con gli europei, controparte nella Brexit, il premier britannico ha fatto tre passi avanti, che faranno infuriare i falchi del suo governo (la conferenza dei Tory a Manchester sarà una carneficina) ma che a Bruxelles hanno strappato un cauto sorriso. Per quel che riguarda il famigerato “divorce bill”, May ha pronunciato la parola chiave, “commitment”, che è quella che i negoziatori europei pretendevano: significa che il Regno Unito vuole onorare i propri impegni finanziari con l’Unione europea, con tutta probabilità oltre il 2020, fino a quando i pagamenti sono dovuti, cioè 2022-23. May ha anche detto di voler accettare la giurisprudenza della Corte di giustizia europea sui diritti dei cittadini, che è una svolta enorme rispetto al passato, nonché uno degli elementi che finora hanno incancrenito i negoziati. Infine May ha sottolineato che ci sarà un accordo transitorio di due anni in cui di fatto non cambierà nulla nei rapporti tra Londra e Bruxelles.
Sulla partnership futura, la May ha introdotto un nuovo slogan, che è già diventato oggetto di dileggio: “imaginative and creative”, che in sintesi vuol dire che Londra proverà a trovare un accordo nuovo, mai sperimentato prima, che si colloca idealmente tra il modello norvegese e quello canadese. Con tutta probabilità la creatività si schianterà contro il muro del negoziatore Barnier, che ha già escluso l’idea di un accordo che dia a Londra vantaggi senza doveri. Ma intanto, è caduta un’altra idea fondante della Brexit com’era, quella del Free Trade Agreement: ora May parla di partnership economica. I dettagli non ci sono, ma gli europei un pochino dovrebbero essere contenti, è tra i brexiteers radicali che regna la rabbia.
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