Pechino si muove contro Kim
La chiusura delle aziende nordcoreane è simbolica, ma importante
Qualcosa inizia a muoversi. Erano state definite le più restrittive sanzioni mai poste contro la Corea del nord da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu, quelle approvate all’unanimità l’11 settembre scorso, ma in pochi credevano a una loro reale efficacia: l’isolamento economico fino a oggi non ha fermato ma nemmeno rallentato la corsa agli armamenti di Pyongyang. Ieri però le previsioni più pessimiste sono state smentite: il governo di Pechino ha annunciato che tutte le aziende nordcoreane presenti sul territorio cinese, comprese le joint venture, dovranno chiudere entro centoventi giorni dall’approvazione delle sanzioni, quindi entro i primi dieci giorni di gennaio 2018. Si tratta di un provvedimento poco effettivo dal punto di vista economico: secondo il South China Morning Post, gli investimenti nordcoreani in Cina non sono molti, con un giro d’affari che nel 2015 ha raggiunto appena i settantamila dollari. E sono soprattutto ristoranti: più di cento nel paese, ventisei soltanto a Pechino. Ma i ristoranti nordcoreani in Cina sono da sempre considerati i luoghi degli affari e delle trattative dei faccendieri per conto di Pyongyang.
Non solo: la ristorazione fino a ieri era il lasciapassare per migliaia di nordcoreani che erano autorizzati ad attraversare il confine cinese come lavoratori all’estero. Dunque la decisione annunciata ieri dalla Cina ha un significato soprattutto simbolico: Pechino vuole dare un segnale al leader Kim Jong-un, e ha dato il via a una serie di iniziative di isolamento che fino a poco tempo fa sembravano impossibili. Difficile capire quanto conti, in questo cambio di passo cinese, la pressione della Casa Bianca (il segretario di stato Rex Tillerson sarà di nuovo a Pechino da domenica prossima). Sembra piuttosto possibile che, in vista del Congresso del Partito, il presidente Xi Jinping – che non ha mai amato particolarmente il leader Kim Jong-un – voglia dare una lezione all’aggressivo vicino coreano. Ieri anche la Malaysia, tradizionale alleata della Corea del nord, ha vietato ai suoi cittadini di viaggiare nel paese. Su una cosa Donald Trump ha sempre avuto ragione: la questione nordcoreana è una faccenda soprattutto asiatica, che solo Pechino può risolvere senza un conflitto.