In Catalogna ha vinto Putin
Mosca sottolinea l’ipocrisia Ue: non fateci la morale su piazze e libertà di voto
Se il cortocircuito democratico in Catalogna ha sancito un vincitore, questo potrebbe essere Vladimir Putin. Da domenica, il presidente russo non ha preso alcuna posizione ufficiale sul referendum catalano, al contrario di tutti i leader europei, che hanno espresso appoggio al premier spagnolo Rajoy. Putin non vuole esporsi esplicitamente al fianco dei separatisti per evitare nuove accuse di interferenze negli affari interni di un altro stato, ma ha fatto lavorare in sua vece la macchina propagandistica russa, che in Catalogna ha usato ampia potenza di fuoco. Prima del voto, anche attraverso i proxy come Julian Assange, ha messo in atto una campagna di delegittimazione della Spagna che ha avuto grande seguito. E dopo le violenze spagnole il giorno del referendum la campagna si è intensificata.
Dall’emittente Russia Today al tabloid Izvestia – entrambi filogovernativi – sono stati molti i commentatori e gli ex parlamentari del partito al governo che hanno rimarcato la presunta ipocrisia dell’Ue. “E’ la fine del romanticismo politico dell’Europa. Giorni duri e grigi ci aspettano. Orwell è vivo”, ha scritto su Izvestia l’analista Alexei Martynov. Altri hanno ricordato che nel 2014 l’Europa aveva fatto pressioni sull’allora presidente ucraino, il filorusso Viktor Yanukovich, affinché non reprimesse le proteste di piazza Maidan. L’obiettivo di Putin è dimostrare che l’Ue non ha alcun diritto di fare la morale a Mosca su come mantenere lo stato di diritto, non dopo che non lascia votare i catalani, e anche se ieri il dissidente Alexei Navalny è stato condannato per la terza volta in un anno a 20 giorni di carcere, dopo avere manifestato contro il Cremlino.
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