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L'estradizione di Battisti è questione di tempo (e di consenso)

Redazione

Il governo brasiliano guidato da Temer ha deciso ieri di revocare lo status di rifugiato politico all'ex terrorista

La partita tra Brasile e Italia attorno a Cesare Battisti passa da Luis Fux, il ministro del Supremo Tribunal Federal, la corte costituzionale brasiliana. Sarà lui a dover decidere del futuro dell’ex terrorista laziale dopo che il governo brasiliano guidato da Temer ha deciso ieri di revocargli lo status di rifugiato politico. Il problema ora sta nella legittimità di questa decisione. Secondo gli avvocati difensori infatti la decisione presa nel 2010 dall’allora presidente Lula di concedere all’ex membro dei PAC (Proletari armati per il comunismo) la residenza permanente in Brasile e quindi di negare l’estradizione non può essere rivista. Di opposto parere sono stati i consiglieri giuridici della presidenza brasiliana, che pur assicurando l’inesistenza di impedimenti legali, avrebbero però sconsigliato a Temer di adottarla per non peggiorare la situazione di un governo già molto impopolare e colpito già da diversi scandali di corruzione.

 

Secondo la stampa locale, Battisti potrebbe ritornare in Italia già entro fine anno. Il cambiamento del clima politico, con la crisi del partito dei lavoratori di Lula fiaccato nella credibilità dalla Tangentopoli brasiliana, i ripetuti atteggiamenti discutibili dell’ex terrorista, ultimo di questi la presunta fuga in Bolivia (che lui nega), e le recenti dichiarazioni alla stampa (“in Brasile sono protetto, posso uscirne come e quando voglio”), avrebbero indispettito buona parte dell’opinione pubblica. E in un paese dove la politica cerca disperatamente consenso, dati gli ultimi scandali, questo potrebbe avere un peso non indifferente, sottolinea la Folha de s.Paulo

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