Ora l'euro piace anche a Marine Le Pen
La leader del Front national non vuole più la Frexit. Il problema delle frontiere
In molti settori possiamo migliorare la vita quotidiana dei francesi senza lasciare l’Europa e l’euro”. Così Marine Le Pen, in varie interviste date questa settimana, ha certificato la retromarche dal sovranismo monetario all’euro-riformismo. Il cambiamento era preparato da tempo, già durante la campagna elettorale per le legislative di giugno il Front national aveva accuratamente evitato di sollevare questioni sulla moneta unica; l’abbandono di Florian Philippot, testa pensante del sovranismo che se n’è andato sbattendo la porta proprio a causa del cambiamento di linea politica, ha eliminato l’ultimo ostacolo alla conversione.
Ma ora come si mette in pratica il “prima i francesi” venduto per anni alla Francia declassata, dimenticata? La leader parla di duri negoziati con Bruxelles per ritrovare il controllo delle frontiere o per inserire “barriere non tariffarie” che proteggano l’economia, ma la verità è che senza Frexit il progetto frontista è da ripensare. A marzo il partito si riunirà in congresso, e forse anche il nome verrà cambiato. Nel frattempo, la transizione è affidata a Nicolas Bay, fedelissimo di Marine, probabile nuovo capogruppo al Parlamento europeo, che spinge per ritrovare le battaglie delle origini: identità, immigrazione e sicurezza. Insomma la minaccia più grande all’Unione europea ha capito che negoziare l’uscita dal punto di vista finanziario non conviene, come dimostra la Brexit: salutata come una liberazione del popolo oppresso dai burocrati di Bruxelles è ormai una trattativa dove i britannici hanno soltanto da perdere. La nuova ossessione e il nuovo obiettivo sono le frontiere da blindare. Un argomento che trova e troverà diversi sostenitori, in Francia e in Europa.