Le forze democratiche siriane festeggiano la liberazione di Raqqa (foto LaPresse)

Sconfiggere lo Stato islamico

Redazione

Cade Raqqa in Siria, cade Marawi nelle Filippine. A cosa si deve stare attenti

Lo Stato islamico è stato cacciato da Raqqa, sua roccaforte siriana, teatro di esecuzioni brutali, centrale di arruolamento e di direzione per le operazioni che hanno colpito anche l’Europa. Ci sono ancora operazioni in corso, dicono i leader delle Forze democratiche siriane, curdo-arabe, che hanno riconquistato la città: si va a caccia delle cellule dormienti, se ancora ce ne sono. Dopo Mosul, capitale irachena del gruppo di al Baghdadi, la caduta di Raqqa conferma che la coalizione a guida americana sta vincendo la guerra contro lo Stato islamico – e la notizia arrivata ieri dalle Filippine, la quasi liberazione dell’enclave jihadista di Marawi, conferma anche che lo slancio del gruppo, con i suoi tanti adepti e giuramenti di fedeltà, è interrotto. Abbiamo già visto in passato come sulle ceneri di movimenti jihadisti dati per sterminati si sono ricreati gruppi più brutali e ben organizzati: la storia dello Stato islamico è lì a ricordarlo. Anche le notizie che arrivano dalla Libia – come ha raccontato Daniele Raineri su queste colonne – servono come monito: lo Stato islamico è sì molto meno forte, molto meno attrattivo, ma se si distoglie lo sguardo ora il rischio di ritrovarsi in pochi anni di fronte a una nuova minaccia che cambia nome ma non missione mortifera è alto. La gestione dei territori liberati è quantomai delicata e decisiva: sulla ricostruzione, anche in passato, sono stati commessi errori enormi, pagati con altri anni di conflitti e riarmi. Questo è il momento in cui una visione condivisa, la capacità di mediare e di accettare compromessi, fa la differenza per tutti. Gli interessi “first” dovrebbero starne fuori.

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