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All'Ue gli italiani chiedono meno burocrati e più democrazia diretta

Redazione

Secondo l'Eurobarometro il nostro paese è primo tra gli euroscettici ma vuole un Parlamento europeo più forte. Ecco i dati sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee 

Messa alla prova da Brexit, populismi e sentimenti nazionalisti, l'Europa tiene ancora botta e resta un punto di riferimento per i suoi cittadini. Lo confermano le ultime rilevazioni dell'Eurobarometro, presentato oggi dal Parlamento di Bruxelles, sulla fiducia verso le istituzioni europee.

  

Il 57 per cento dei cittadini europei pensa che sia un bene fare parte dell'Unione europa e il 64 per cento è convinto che il proprio paese ne tragga benefici. Dal 2009 a oggi i due aspetti non sono mai stati più condivisi di così e hanno ampiamente superato il picco più basso, che si è registrato a maggio 2011, quando solo il 47 per cento degli europei pensava fosse un bene per il proprio paese fare parte dell'Ue e solo il 52 per cento pensava fosse vantaggioso. Tuttavia, guardando oltre la media, il divario tra i paesi più europeisti e quelli euroscettici è molto ampio: tra l'Italia e l'Irlanda, i due paesi agli antipodi della classifica, c'è letteralmente tutta l'Europa di mezzo. Solo il 39 per cento degli italiani è convinto che sia vantaggioso essere membri dell'Unione, contro il 90 per cento degli irlandesi. Persino in Gran Bretagna, nonostante il referendum sulla Brexit, il 55 per cento della popolazione vede positivamente l'appartenenza alle istituzioni europee. Europeisti convinti sono gli spagnoli (70 per cento) e i tedeschi (77 per cento), mentre la Francia si posiziona sotto la media (58 per cento) così come la Grecia (48 per cento), che nonostante il difficile rapporto con la Troika si scopre più filoeuropea dell'Italia.

  

  

I dati relativi all'Italia, osservati da vicino, dicono anche che la fiducia nei confronti del Parlamento europeo – l'unica istituzione i cui rappresentanti sono eletti direttamente dai cittadini – in realtà è cresciuta rispetto all'anno scorso. Come spiega il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, “il 36 per cento dei cittadini italiani ha un’immagine positiva del Parlamento europeo – superiore alla media europea (33 per cento) – facendo segnare una decisa risalita (+6 per cento) rispetto alle rilevazioni del 2016, mentre il 35 per cento degli intervistati mantiene un giudizio neutro. Parallelamente, scende la percentuale di coloro che hanno una percezione negativa: dal 32 per cento al 24 per cento, con un calo di ben 8 punti. Quasi la metà degli italiani chiede un ruolo più forte del Parlamento europeo (47 per cento), in crescita di 3 punti rispetto a un anno fa”. Una questione rilevante, se posta nel paese meno convito che sia positivo fare parte dell'Unione europea, che riapre il dibattito sulla mancanza di rappresentanza nelle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo.  

      

Restano meno incoraggianti gli altri dati. Solo il 19 per cento degli italiani ritiene che fare parte dell'Ue contribuisca alla crescita economica del paese, mentre solo il 12 per cento è convinto che l'Unione abbia migliorato il proprio standard di vita. “In alcuni paesi – ha aggiunto Tajani – non tutti i dati sono soddisfacenti. Dobbiamo proseguire l’azione per riavvicinare l’Europa ai suoi popoli, continuando ad ascoltarli e a fornire loro soluzioni efficaci”.

 

Terrorismo, disoccupazione, flussi migratori incontrollati, povertà ed esclusione sono le minacce che gli italiani avvertono come più impellenti e su cui si aspettano più protezione da parte dell'Unione europea, in linea con i sentimenti degli altri paesi. “La maggioranza dei cittadini vede sempre di più l’Unione europea e le sue istituzioni come attori imprescindibili per rispondere alle loro preoccupazioni, a cominciare dalla lotta al terrorismo, al governo dei flussi migratori o alla disoccupazione giovanile. Non possiamo cullarci sugli allori”, ha concluso il presidente del Parlamento europeo. 

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