Articolo 155, con juicio
Madrid applicherà la misura costituzionale, ma con calma e in maniera soft
La questione catalana è ancora ben lontana dal raggiungere la sua conclusione, anche se ogni giorno scade un nuovo ultimatum e tutti sono ormai stanchi di fare il conto alla rovescia della resa dei conti tra Mariano Rajoy e Carles Puigdemont. Ogni nuova mossa nella partita a scacchi tra i due leader genera un nuovo calendario di scadenze, ed ecco il più recente: dopo l’ultimo, acido scambio di lettere tra Rajoy e Puigdemont e la decisione del governo di andare avanti con l’articolo 155 della Costituzione, oggi si riunisce un Consiglio dei ministri straordinario per deliberare le misure dell’articolo costituzionale. Contemporaneamente, si riunisce la Tavola del Senato, che accoglierà le misure approvate dal Cdm e, dopo un’altra settimana di discussioni, porterà il 155 al voto dell’Aula venerdì 27. A quel punto, il governo avrà carta bianca sulle misure da adottare, ma ancora senza un chiaro vincolo temporale. Ciò significa che prima di vedere un po’ di azione in Catalogna dovremo aspettare almeno una decina di giorni – e questo non è necessariamente un male. Ma ancor più importante del quando è il come. Girano molte indiscrezioni su quali misure vorrà adottare il governo per frenare la sfida indipendentista. Una rappresentante del Partito socialista – formazione che sostiene l’operato di Rajoy – ha detto ieri mattina che l’obiettivo è indire nuove elezioni in Catalogna a gennaio, ma poi è stata smentita per cautela. I media parlano di alcune figure tecniche inviate a Barcellona per garantire il normale svolgimento della vita politica e sociale nei prossimi mesi, ma nel fioccare di indiscrezioni una sola cosa sembra sicura, o almeno dovrebbe esserlo se ancora c’è indecisione nei governanti spagnoli: Madrid deve applicare un 155 quanto più soft possibile. Niente Guardia civil per le strade, niente arresti indiscriminati. E’ la strategia migliore per Rajoy: un 155 ridotto all’essenziale, che restituisca la legalità senza concedere alibi ai secessionisti (come purtroppo è successo troppe volte negli ultimi tempi), e che lasci il fronte opposto a sciogliersi nel proprio estremismo. Ieri i due grossi movimenti sociali che tengono in pugno il campo indipendentista avevano chiesto ai loro iscritti di ritirare denaro contante dalle banche in fuga da Barcellona per boicottarle e punirle. Non l’ha fatto nessuno, ma è questo ormai il tenore della lotta secessionista.