La destra che funziona di Macri
Il presidente argentino vince bene le midterm. Un esempio latinoamericano
Mauricio Macri, presidente dell’Argentina, ha vinto domenica notte le elezioni legislative di midterm nel suo paese, sconfiggendo le forze peroniste della sinistra populista guidate dall’ex presidenta Cristina Kirchner. La coalizione di Macri, che si chiama Cambiemos ed è liberale e di centrodestra (anche se ospita alcune formazioni di centrosinistra, e ricorda un po’ En Marche! di Emmanuel Macron per la sua vocazione trasversale), ha vinto in 13 delle 23 province conquistando tutte le regioni più popolose, compresi alcuni fortini storici del peronismo. A Buenos Aires, dove la Kirchner si era candidata di persona, il candidato di Macri, Esteban Bullrich, ha vinto di quattro punti percentuali, anche se a causa delle regole elettorali Kirchner otterrà comunque un seggio al Senato.
Per via delle dinamiche elettorali (si rinnovava solo parte delle due Camere e a chi arrivava secondo spettavano alcuni seggi in ogni collegio), Macri non ha ottenuto la maggioranza parlamentare, ma dopo aver vinto le elezioni due anni fa per un soffio e dopo un biennio turbolento, in cui le riforme sono andate a rilento ed è stato necessario porre riparo ai disastri compiuti dai Kirchner, sembra che gli argentini abbiano capito due cose: che è giusto dare fiducia alle riforme pro mercato e pro liberalizzazione di Macri (i risultati già si vedono: l’Argentina passerà da un pil al -2,2 per cento nel 2016 a un +2,5 nel 2017) e soprattutto che è ora di chiudere l’esperienza rancida del peronismo in salsa Kirchner, fatto di sussidi a pioggia, nazionalizzazioni, accentramento dello stato. Macri ha aperto la strada e si è lanciato alla ricandidatura nel 2019, ma tutta l’America latina, ormai, sta imparando la lezione.