Parigi val bene un'emissione
Al summit sul clima di Bonn si discute degli irraggiungibili obiettivi sulla CO2
Migliaia di delegati da oltre duecento paesi sono arrivati a Bonn, in Germania – grazie a inquinanti mezzi di trasporto – dove da oggi al 17 novembre si terrà il 23° summit sul clima organizzato dalle Nazioni Unite. Come da copione, assisteremo al solito teatro dell’assurdo con esperti, scienziati e politici impegnati a discutere su come mettere in pratica le promesse fatte due anni fa a Parigi (alla faccia degli allarmi sul poco tempo rimasto per salvare il pianeta e la necessità di agire adesso). Fatica sprecata, dato che – non solo per l’annuncio di Donald Trump di fare uscire gli Stati Uniti dal patto, peraltro non vincolante – gli obiettivi prefissati in Francia nel 2015 già appaiono irraggiungibili. Questo per due motivi, soprattutto: l’Organizzazione meteorologica mondiale ha appena fatto sapere che lo scorso anno la CO2 immessa nell’atmosfera ha segnato un nuovo record, rendendo l’obiettivo di un taglio significativo delle emissioni di gas serra di origine antropica una chimera; secondo le previsioni della Columbia University ci aspetta un periodo in cui con alta probabilità le temperature globali torneranno a seguire il trend precedente al 2016, cioè non cresceranno, smentendo il dogma secondo cui più CO2 significa automaticamente temperature più alte. A Bonn lo sanno, ma sono pronti a insistere sul record di emissioni di gas serra e su nuovi allarmanti studi basati su speculazioni, tra cui quello che probabilmente avete letto sui giornali di ieri, secondo il quale entro il 2050 assisteremo allo spostamento di milioni di migranti climatici. Ma tranquilli, basterà tagliare la CO2 e tutto tornerà a posto.
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