La Cina secondo Trump
Le foto alla Città Proibita, l’unica cosa che resterà di questa visita
“Ho detto al presidente che il Pacifico è grande abbastanza per ospitare sia la Cina sia l’America”, ha spiegato ieri “l’uomo più potente del mondo” (copyright Economist) Xi Jinping, usando parole chiarissime per rappresentare la sua visione del globo: con lui o contro di lui, che vuol dire con l’America. Di tutto quello che è successo in questi tre giorni di “storica” visita del presidente americano Donald Trump a Pechino, si ricorderanno le foto alla Città proibita e l’accoglienza piena di celebrazioni e parate festose. Non molto di più. Il presidente americano aveva detto che a sistemare la questione nordcoreana ci avrebbe pensato la Cina, isolandola. Ma Xi ieri ha ribadito un concetto chiarissimo: senza cooperazione non possiamo superare i problemi con Pyongyang. Altro che isolamento. Poi c’è il capitolo economico: da tempo Trump è ossessionato dalla Cina, colpevole di aver “stuprato” l’economia americana, ma ieri da Pechino ha mandato messaggi tutt’altro che violenti. Ha detto di non dare la colpa alla Cina: “Dopotutto, chi può colpevolizzare un paese per essere stato in grado di sfruttare un altro paese per il beneficio dei suoi cittadini?”. In pratica, per Trump è colpa di Obama, mica dei cinesi. I due leader hanno messo sul tavolo accordi per 253 miliardi di dollari – che sono un grande spot, ma ancora tutti da definire. Sugli altri temi, come i diritti umani, il mar Cinese meridionale, gli equilibri della regione, è dovuto intervenire il segretario di stato Rex Tillerson che ha parlato di una discussione “chiara” tra i due presidenti. Niente di più. Oggi Donald Trump arriva a Da Nang, in Vietnam, dove parteciperà all’Apec, farà un discorso programmatico e forse incontrerà Vladimir Putin. Chissà se c’è un altro cambio di passo in programma.