Da Gentiloni a Maroni e Sala tutti contro la “legge della monetina”
Il sorteggio aggiudica la nuova sede dell'Ema ad Amsterdam. Il premier: “Che beffa!”. La delusione del governatore e del sindaco di Milano. E Salvini attacca: “Ennesima dimostrazione della follia con cui è governata l'Unione Europea”
Che il calcio sia una metafora della vita è luogo comune difficile da debellare. Ma certo è altrettanto difficile non cogliere una linea di continuità tra lunedì 13, il giorno in cui l'Italia del calcio è stata eliminata dalla fase finale dei Mondiali di Russia 2018, e questo lunedì 20, il giorno in cui Milano ha perso all'ultimo secondo la possibilità di aggiudicarsi la nuova sede dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco che, dopo il voto sulla Brexit, ha dovuto lasciare Londra. E non solo perché l'uno, il “dramma” calcistico, si è consumato a Milano, a San Siro. Ma perché entrambe le “eliminazioni” hanno il sapore di una beffa.
Perché se la sconfitta con la Svezia qualcuno l'aveva addirittura preventivata (almeno dopo l'1-0 dell'andata), quella arrivata oggi a Bruxelles era decisamente inimmaginabile. Chi, infatti, avrebbe pensato che avremmo perso per un sorteggio? Certo, i soliti “sciacalli” hanno subito fatto notare che Milano non doveva arrivare allo spareggio. Che i voti andavano conquistati prima, con un abile lavoro diplomatico che invece è mancato. Avessimo vinto, ovviamente, avrebbero detto tutt'altro e, magari, si sarebbero addirittura intestati meriti che non avevano. Poco importa, ora a prevalere è la delusione.
Quella del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che, su Twitter, commenta: “Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per l'Ema, nelle istituzioni e nel privato. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!”.
Molto simili i commenti del governatore Roberto Maroni e del sindaco di Milano Giuseppe Sala che si presentano insieme in conferenza stampa. A testimonianza che la partita è stata giocata insieme, ben oltre le appartenenze di partito. “La partita per Ema finisce qua - sottolinea Maroni - ma non finisce il ruolo che Milano e la Lombardia vogliono avere nelle scienze della vita. Smaltiamo questa delusione. Almeno non ha prevalso una città, Bratisalva, che aveva un dossier molto inferiore al nostro”. “Sicuramente c'è tanta delusione dopo il sorteggio, però, il risultato raggiunto è comunque importante - il commento di Sala - Siamo stati l'unica città non capitale ad arrivare alla votazione finale e siamo stati capaci di confrontarci con le grandi capitali europee”.
Rammarico anche per Mario Melazzini, direttore dell'Agenzia italiana del farmaco: “L'Agenzia europea ad Amsterdam è una grande occasione persa per l''Europa. L'Italia è un big della farmaceutica europea, forse il Paese più forte. Le regole del gioco sono queste, ma non è giusto che la scelta finale sia lasciata alla fortuna”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, sceglie il parallelismo calcio-politica: “Perdere con l'estrazione a sorte, con la pallina estratta, lascia l'amaro in bocca. È come perdere una finale ai rigori: anzi, di più, come perdere una finale con la monetina”.
Matteo Salvini, invece, la butta semplicemente in politica: “Pazzesco che una scelta che riguarda migliaia di posti di lavoro e due miliardi di indotto economico venga presa in Europa tramite sorteggio con lancio di una monetina, ennesima dimostrazione della follia con cui è governata l'Unione Europea. Prioritario per il prossimo nostro governo sarà ridiscutere i 17 miliardi all'anno che gli italiani versano a Bruxelles”. Oltre si spinge Paolo Grimoldi, segretario della Lega lombarda e deputato della Lega nord: “Ora questo Governo di incapaci si dimetta e vada subito a casa e si torni al voto senza perdere tempo. È inaccettabile che Milano, che aveva le migliori credenziali, abbia perso la corsa all'assegnazione dell'Agenzia Europea del Farmaco solo per l'inconsistenza e l'incapacità a livello diplomatico di un Governo che conta meno di zero e non ha alcuna credibilità internazionale”. Il calcio non sarà metafora della vita, né della politica, ma i tifosi non mancano. Nemmeno in politica.