Angela Merkel (foto LaPresse)

Il glifosato è tossico per Merkel, non per noi

Redazione

Il voto in sede Ue danneggia i negoziati sulla Grande coalizione. Ma ci sono ipocrisie per tutti

In Germania e altrove in Europa il glifosato si sta dimostrando molto più tossico politicamente di quanto si sospetti possa esserlo per la salute dell’uomo. L’erbicida commercializzato da Monsanto con il marchio Roundup ha messo in crisi la futura Grande coalizione prima ancora dell’inizio dei negoziati tra Angela Merkel e Martin Schulz, dopo il voto decisivo della Germania lunedì per rinnovare l’autorizzazione del glifosato a livello di Unione europea.

 

Il ministro dell’Agricoltura della Cdu, Christian Schmidt, ha ammesso di essersi mosso a favore del glifosato senza aver ottenuto il via libera preventivo della ministra dell’Ambiente della Spd, Barbara Hendricks. “Ho preso la decisione da solo e nell’ambito della responsabilità del mio ministero”, ha detto Schmidt. “Gli avevo detto chiaramente per telefono che non ero d’accordo”, ha replicato Hendricks. “Nessuno che sia interessato nel creare fiducia tra due partner che stanno negoziando può comportarsi in questo modo”. Anche la leader del gruppo parlamentare Spd, Andrea Nahles, ha definito la decisione di Schmidt “una violazione grave della fiducia” tra socialdemocratici e conservatori della Cdu-Csu, chiamati a negoziare un nuovo accordo di coalizione per dare alla Germania un governo. Angela Merkel è stata costretta a intervenire, sconfessando la scelta di Schmidt. “Non corrispondeva alle istruzioni che il governo aveva concordato”, ha detto la cancelliera.


 

L’isteria sul glifosato ha contagiato anche la Francia, dove il presidente Emmanuel Macron ha annunciato una Frexit dall’Ue pro erbicida. “Ho chiesto al governo di prendere le disposizioni necessarie affinché l’utilizzazione del glifosato sia vietata in Francia non appena delle alternative saranno trovate, e al più tardi in tre anni”, ha twittato Macron appena conosciuto il risultato del voto di un comitato d’appello composto dai governi nazionali.


 

In realtà c’è molta ipocrisia (e anche un po’ di basso populismo opportunista) nella tragicommedia contro il glifosato. Il problema non è tanto il fatto che gli studi sulla cancerogenicità della sostanza siano contestabili e contestati. Tutti i governi contrari al rinnovo del glifosato – Francia, Germania e Italia compresi – in realtà speravano che la decisione sarebbe stata assunta dalla Commissione così da poter rigettare la colpa sull’Ue.


 

In caso di divieto, infatti, i governi si sarebbero trovati davanti a un problema molto maggiore delle proteste di qualche ong: una rivolta di tutto il mondo agricolo, che sa perfettamente che oggi non c’è alternativa al glifosato. Del resto, se Macron, Hendricks o Maurizio Martina volessero vietare davvero il Roundup, lo potrebbero fare subito a livello nazionale, senza chiedere nessuna autorizzazione alla Commissione di Bruxelles. Non farlo, significa confermare che Schmidt aveva ragione.