Sui tetti di Kiev
La caccia a Saakashvili ci ricorda quanto siamo distratti sull’Ucraina
Gli agenti della polizia ucraina hanno rincorso Mikhail Saakashvili su per i tetti delle abitazioni di Kiev, trascinandolo poi in un furgoncino, finché una folla si è avventata sul veicolo per liberare l’ex governatore di Odessa ed ex presidente georgiano. Saakashvili è andato davanti al Parlamento e ha chiesto pubblicamente le dimissioni del presidente Petro Poroshenko: “E’ un traditore dell’Ucraina – ha urlato, facendo il segno della vittoria per festeggiare la liberazione – Probabilmente oggi mi avete salvato dalla morte, quindi ora la mia vita appartiene a voi. Andiamo al Maidan e iniziamo il processo di liberazione del paese da Poroshenko e dai suoi banditi. Non c’è nulla da temere. Lasciamo che siano loro ad avere paura di noi”. Questa scena un po’ da rivoluzione un po’ da battaglia tra gang rivali è stata filmata e condivisa sui social molte volte, ricordandoci che l’Ucraina non è affatto pacificata. Saakashvili ha una sua storia rivoluzionaria (erano le rose allora il simbolo) in Georgia e una storia controversa in Ucraina, dove era stato chiamato da Poroshenko per introdurre le riforme e combattere la corruzione: il rapporto tra i due è finito male ma il loro conflitto è lo specchio di molte contraddizioni che ancora scandiscono la vita di questo paese, in guerra da anni, migliaia di morti nel cuore dell’Europa, alle prese con una crisi di leadership, con l’ingerenza russa e con l’indifferenza occidentale. Molti ieri hanno pensato al Maidan, alle bandiere europee che sventolavano in quel gelido inverno di rivoluzione, ma lo slancio di allora non c’è più, ci sono cocci che nessuno sa né vuole rimettere insieme. Mentre il Cremlino, puntuale e preciso, è pronto ad approfittarsi della distrazione altrui.
L'editoriale dell'elefantino