Navalny non si può candidare: la commissione elettorale blocca "l'anti Putin"
Il candidato anti-corruzione escluso dalle elezioni a causa di una condanna per appropriazione indebita, che lui definisce “politicamente motivata”. E invita i suoi sostenitori a boicottare il voto
Il leader dell'opposizione russa Alexei Navalny è stato formalmente escluso dalla competizione nelle elezioni presidenziali del prossimo marzo. Lunedì 26 dicembre la commissione centrale elettorale russa, i cui 12 membri hanno votato all'unanimità, ha deciso che il crociato anti-corruzione non può candidarsi a causa di una condanna – con pena sospesa – per appropriazione indebita, che il candidato ha sempre definito come “politicamente motivata”. Navalny, 41 anni, non è certo l’unico sfidante di Vladimir Putin ma è piuttosto popolare ed è considerato da molti analisti – soprattutto occidentali – l'unica vera minaccia alla rielezione (per la quarta volta) del presidente uscente. Secondo il Moscow Times il leader di opposizione era riuscito a mettere in piedi 83 sedi regionali del suo partito da Vladivostok a San Pietroburgo e a mobilitare circa 200 mila volontari in tutto il paese. Domenica aveva raccolto le 500 firme necessarie per assicurarsi la sua candidatura, sperando che ciò avrebbe costretto la commissione elettorale a lasciarlo correre. Secondo un sondaggio del Centro Levada, tuttavia, solo l'1 per cento dei russi avrebbe votato per lui. In un messaggio pre-registrato che è stato rilasciato pochi minuti dopo che la commissione elettorale ha emesso la decisione, Navalny ha invitato i suoi sostenitori a boicottare il voto. “Stiamo dichiarando uno sciopero degli elettori. Non riconosceremo il risultato di queste elezioni”, ha detto. “Solo Putin e i candidati che ha scelto personalmente prendono parte al voto. Andare alle urne adesso significa votare per bugie e corruzione”, ha aggiunto. E promette che guiderà le proteste in tutto il paese.
Navalny è stato condannato per la prima volta nel 2013, accusato di appropriazione indebita per 16 milioni di rubli (circa 500.000 euro) dalla compagnia di legname statale Kirovles mentre lavorava come consulente del governatore di Kirov. Il verdetto è stato annullato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha espresso un parere di illegittimità per violazione dei diritti umani, indicando Navalny come prigioniero politico e ha obbligato il governo russo a versare allo stesso un indennizzo di 56 mila euro. Nel novembre del 2016 la Corte suprema russa ha impugnato tale verdetto, ribaltandolo e rinviando al Tribunale di Kirov il caso per una revisione della sentenza del 2013. Un nuovo processo alla Corte europea all'inizio di quest'anno ha ribadito l’illegittimità della decisione russa.
Navalny era anche stato arrestato dalla polizia sulla porta di casa sua, a Mosca, lo scorso 12 giugno, prima della protesta anti-corruzione organizzata dall'opposizione nel giorno della festa nazionale. Era stato condannato a 30 giorni di detenzione per “aver ripetutamente violato la legge sull'organizzazione di pubblici raduni”.
L’avvocato, blogger e dissidente russo è salito alla ribalta nel 2009, alla guida di una campagna contro la corruzione nella pubblica amministrazione e dopo aver avviato un dialogo con altre forze liberal-democratiche russe. Nelle elezioni a sindaco di Mosca del 2013, Navalny ha ottenuto a sorpresa il 27 per cento dei consensi, grazie a una campagna "low cost", gestita sui social network e con un programma settimanale su YouTube. Ma la televisione – che è ancora la principale fonte di informazioni per la maggior parte dei russi – rimane off limits per lui, perché controllata dal governo. Navalny, nella sua prima intervista dall'inizio della campagna presidenziale, concessa lunedì 18 dicembre all'Associated Press, ha sostenuto che avrebbe vinto “se mi fosse permesso di correre e se mi fosse permesso di usare i media più importanti”. L'eclusione dalla candidatura di Navalny "getta seri dubbi sul pluralismo politico in Russia e la prospettiva di elezioni democratiche il prossimo anno", ha dichiarato un portavoce dell'alta rappresentante Ue Federica Mogherini. L'Unione europea si aspetta quindi che l'Osce venga invitata per una missione di osservazione elettorale.
Fonte: Levada Center
Il presidente Putin cerca il quarto mandato – diventerebbe così il leader russo più longevo dopo Stalin – e gode ancora di un enorme sostegno popolare. L'ultimo sondaggio indipendente, condotto lo scorso ottobre dal Centro Levada, suggerisce che tra il 53 e il 66 per cento dei russi voterebbe per Putin – che è intenzionato a stravincere. Ma c’è già una piccola crepa nei sogni del Cremlino: un sondaggio condotto ad aprile dal Levada, ha rilevato che il 51 per cento delle persone è stanco di aspettare che Putin porti “cambiamenti positivi”: si tratta di 10 punti percentuali in più rispetto a un anno fa. Non solo. Il Cremlino è preoccupato soprattutto per la crescente apatia degli elettori ed è in cerca di massimizzare l’affluenza alle urne, che alle scorse parlamentari era scesa al 47,84 per cento. L'appello di Navalny al boicottaggio del voto potrebbe compromettere le speranze dell’amministrazione russa di aumentare la partecipazione.
Il coinvolgimento della conduttrice televisiva 36enne Ksenija Sobčak, potrebbe ravvivare l'interesse del pubblico nella competizione elettorale. C'è – e stavolta non solo nella stampa occidentale – un’ampia speculazione sul fatto che la candidatura della socialite Sobčak, figlia del mentore di Putin, sia una trama del Cremlino per dividere i supporter di Navalny. Sobchak ha negato la collusione con Putin e criticato l'appello di Navalny al boicottaggio: "Le elezioni sono l'unico modo per cambiare qualcosa, e boicottarle è inefficiente e dannoso", ha detto. Anche altri veterani delle precedenti elezioni - il liberale Grigorij Javlinskij e l'ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky – sfidano Putin. I comunisti hanno nominato un volto nuovo, Pavel Grudinin, direttore di una grande fattoria di fragole appena fuori Mosca.
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