In Iran si annuncia una repressione ancora più feroce contro le proteste
L'ayatollah Ali Khamenei ha accusato i "nemici" del paese di fomentare le manifestazioni. Teheran punta tutto sulla teoria del complotto per mettere in secondo piano le responsabilità interne
Il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha accusato i "nemici" del paese di fomentare le manifestazioni di questi giorni contro il governo. Sono le prime dichiarazioni ufficiali rivolte da Khamenei dall'inizio delle proteste, che sono costate finora 22 morti, 9 solo la notte scorsa. "Negli ultimi giorni, i nemici dell'Iran hanno usato diversi strumenti per creare problemi alla Repubblica islamica, tra cui il denaro, le armi, la politica e i servizi segreti", ha scritto l'ayatollah su Twitter. "I nemici cercano sempre un'opportunità per infiltrarsi e colpire la nazione dell'Iran", ha aggiunto Khamenei, che ha fatto appello allo "spirito di coraggio, di sacrificio e di fede" dei cittadini. Tra i tweet del leader supremo, uno fa riferimento in particolare ai "nemici baathisti", cioè ai membri del partito iracheno Ba'ath guidato da Saddam Hussein dal 1979 al 2003. "Durante la guerra in Iran imposta da Saddam, se i nemici baathisti fossero entrati nel paese non avrebbero avuto alcuna pietà per niente e per nessuno; oggi, la situazione iraniana sarebbe peggiore di quelle di Libia o Siria", ha scritto ancora l'ayatollah.
Le poche parole di Khamenei non dicono in modo esplicito chi siano questi nemici ma è chiaro che il riferimento è agli alleati degli Stati Uniti nella regione. Il segretario del Supremo consiglio nazionale di sicurezza dell'Iran, Ali Shamkhani, ha detto a un'emittente libanese che i messaggi sui social network usati dai manifestanti per coordinare le loro proteste in questi giorni sono stati spediti soprattutto dall'Arabia Saudita e che per questo Riad deve essere coinvolta in qualche modo e merita "una risposta appropriata". La televisione libanese che ha rilanciato le dichiarazioni di Shamkhani è al Mayadeen, vicina a Hezbollah, uno degli ultimi alleati dell'Iran nella regione, beneficiario di lauti finanziamenti che arrivano proprio da Teheran. "Il popolo in Iran è sensibile a ogni ingerenza da parte dei sauditi, ancora più di quanto lo siano rispetto a quelle degli americani", ha aggiunto il segretario iraniano.
Teheran punta tutto sulla teoria del complotto e su questa "sensibilità" particolare per mettere in secondo piano le responsabilità interne. Da anni il governo spende somme gigantesche per finanziare la sua campagna espansionistica in medio oriente e di cui ora pagano il prezzo i cittadini. I salari bassi, l'inflazione in ascesa e la disoccupazione che in alcune parti del paese supera il 60 per cento sono i motivi principali della rabbia dei manifestanti. Il colpo definitivo è arrivato il mese scorso, quando Rohani ha annunciato il taglio dei sussidi e un aumento delle tasse sulla benzina.
L'intervento di oggi di Khamenei è sintomo di una preoccupazione crescente tra i leader della Repubblica islamica e dimostra che le proteste stanno crescendo per intensità attirando un'attenzione sempre maggiore nel resto del mondo. Solo la notte scorsa sei persone sono state uccise a Qahderijan, dopo che avevano tentato di assaltare una stazione di polizia. A Khomeinishahr sono morti due ragazzi, uno di 11 anni e l'altro di 20 anni, mentre a Najafabad è stato ucciso un membro della Guardia rivoluzionaria. Sono tutte notizie non verificate in modo indipendente e riportate dalle tv di stato che, nel frattempo, hanno abbandonato i toni più concilianti usati all'inizio delle proteste. Oggi, descrivono i manifestanti come fossero teppisti. Il generale Esmaeil Kowsari, vice comandante del principale gruppo delle Guardie rivoluzionarie di Teheran, ha parlato all'agenzia stampa iraniana Isna e ha avvertito i manifestanti: "Se la situazione continua così gli ufficiali prenderanno sicuramente qualche decisione e a quel punto questa storia sarà finita".