L'antidoto alla Brexit
Il sindaco di Londra contro la May. Farage: forse ci vuole un altro referendum
Se il governo britannico decide di “crash out”, di uscire dall’Unione europea senza un accordo, la città di Londra rischia di entrare in un “decennio perduto” fatto di disoccupazione e di bassa crescita. Sadiq Khan, il sindaco della capitale inglese, ha commissionato uno studio sull’impatto della Brexit e ieri sono stati pubblicati i risultati: si stimano 480 mila posti di lavoro perduti a livello nazionale (87 mila solo a Londra) entro il 2030 e 50 miliardi di sterline di investimenti persi, in caso di un’uscita brusca e non negoziata. Ma anche la cosiddetta “opzione Norvegia”, che è più soft, implica secondo lo studio 176 mila posti di lavoro persi (31 mila solo a Londra) e 20 miliardi di sterline di investimenti persi.
L’unica consolazione per la City è che potrà riprendersi dallo choc post Brexit in tempi inferiori rispetto al resto del paese – poco di cui essere contenti. Khan ha detto che il governo si deve impegnare a evitare ogni uscita brusca e a valutare con grande attenzione gli effetti della Brexit: perché non avete fatto alcuno studio?, ha chiesto il sindaco di Londra alla premier Theresa May. Mentre il leader laburista Jeremy Corbyn continua a fare dell’ambiguità sulla Brexit la sua arma (ma quanto durerà?), il laburista Khan fa vera opposizione al governo. Così come la fanno i Blair, gli Adonis, i Clegg, i moderati insomma, sono così determinati e insistenti che hanno portato all’esasperazione persino un duro come il brexiteers falchissimo Nigel Farage. Che ieri ha dichiarato, esausto: “Sto quasi pensando che sia bene organizzare un altro referendum, così la chiudiamo con ’sta storia”. O la riapriamo, forse.