Il 2017 è stato un ottimo anno (davvero), e il 2018 potrebbe essere meglio
Un paper dello European council of Foreign relations sparge un po' di ottimismo e fa previsioni controintuitive per l'anno appena iniziato
In un paper pubblicato dallo European council of Foreign relations, dal titolo “Le opportunità in mezzo al disordine: L’Europa e il mondo nel 2018”, i ricercatori Jeremy Shapiro e Jonathan Hackenbroich azzardano delle previsioni sull’anno appena iniziato, partendo dal presupposto che il 2017 era stato annunciato come un periodo buio e invece non lo è stato. Non è difficile capire il perché. Nel 2016 in Gran Bretagna ha vinto la Brexit, nell’Unione europea il consenso dei populisti era in crescita, l’America ha eletto Donald Trump, in medio oriente la crisi siriana metteva a rischio la stabilità dell’intera regione, l’influenza non sempre benevola della Cina aumentava e la Russia minacciava di sovvertire tutto l’ordine mondiale. Come fanno notare i ricercatori, all’inizio del 2017 sembrava che il mondo liberale dovesse implodere. Al contrario: “Il 2017 ci ricorda che abbiamo una riserva di forze che spesso sottostimiamo”. Così, nel 2017 il populismo non ha conquistato le cancellerie europee, l’Isis è stato quasi azzerato – almeno a livello territoriale, e lo choc che tutti temevano si sarebbe prodotto con la Brexit è stato tamponato, almeno per ora.
L’anno che si è concluso è stato generoso, ma ha lasciato aperte diverse questioni importanti che rischiano di ripresentarsi nel 2018. I populismi non sono stati del tutto sconfitti e in Germania i partiti anti sistema hanno guadagnato terreno. La crescita economica non riuscirà a sconfiggere la rabbia e il risentimento dai quali il populismo ha origine. Ma soprattutto, il 2018 sarà dominato dall’incognita Donald Trump. Il suo entourage continuerà a prendere decisioni al suo posto? Il presidente americano inizierà a governare o no? La domanda che bisognerà farsi nel 2018 è: Trump continuerà a fare Trump? La risposta avrà un enorme impatto sulla geopolitica di ogni regione del mondo. Il fatto che gli Stati Uniti stiano ridimensionando il ruolo di potenza mondiale potrebbe dare all’Europa varie opportunità e aumentare il suo potenziale di interlocutore per paesi come la Cina, la Russia o la Turchia.
Il 2018 potrebbe inoltre essere l’anno di un nuovo slancio europeo che consenta una cooperazione tra gli stati anche a livello di difesa. Si prospetta economicamente buono e ha tutto il potenziale per diventare un anno grandioso. Lo studio dei due ricercatori presenta i dati del
Il 2018 potrebbe inoltre essere l’anno di un nuovo slancio europeo che consenta una cooperazione tra gli stati anche a livello di difesa. Si prospetta economicamente buono e ha tutto il potenziale per diventare un anno grandioso. Lo studio dei due ricercatori presenta i dati del World economic outlook del Fondo monetario internazionale sul pil globale, che dovrebbe aumentare del 3,7 per cento. Una consistente crescita del prodotto interno lordo significherà che i rapporti tra debito e pil presto diminuiranno. Questa crescita, unita ai bassi tassi di interesse, permetterà a più compagnie di continuare a onorare i loro debiti. Per contro, questo significherà la riduzione della quota di prestiti in sofferenza nei portafogli delle banche. Con bilanci sani, per le banche sarà più facile estendere i prestiti all’economia in generale, aiutando ulteriormente la ripresa. La maggior parte dei miglioramenti si vedranno nell’Eurozona, dove tuttavia, avvertono i ricercatori, rimane la possibilità che gli sconvolgimenti politici ostacolino l’economia. Una forza politica contraria alla moneta unica, arrivando a governare uno degli stati membri come l’Italia, potrebbe generare una crisi dell’euro.
del Fondo monetario internazionale sul pil globale, che dovrebbe aumentare del 3,7 per cento. Una consistente crescita del prodotto interno lordo significherà che i rapporti tra debito e pil presto diminuiranno. Questa crescita, unita ai bassi tassi di interesse, permetterà a più compagnie di continuare a onorare i loro debiti. Per contro, questo significherà la riduzione della quota di prestiti in sofferenza nei portafogli delle banche. Con bilanci sani, per le banche sarà più facile estendere i prestiti all’economia in generale, aiutando ulteriormente la ripresa. La maggior parte dei miglioramenti si vedranno nell’Eurozona, dove tuttavia, avvertono i ricercatori, rimane la possibilità che gli sconvolgimenti politici ostacolino l’economia. Una forza politica contraria alla moneta unica, arrivando a governare uno degli stati membri come l’Italia, potrebbe generare una crisi dell’euro.
Ci sono tre questioni, tra loro concatenate, che per l’Ue rappresentano un rischio: i populismi, le migrazioni e il motore franco-tedesco. Per quanto riguarda il primo punto, nel 2018 potremmo assistere al culmine dell’ondata populista, che, finora, è riuscita a imporsi in vari paesi facendo leva sul secondo punto: le migrazioni. Le nazioni tenderanno a sigillare i loro confini e dovranno ricorrere a un nuovo “migration compact”. Parigi e Berlino stanno per ridare il via a un’Europa segnata da una stretta collaborazione franco-tedesca, che cercherà di partire dalla risoluzione del problema migranti per rinsaldare l’Unione. Su molti progetti futuri gli stati membri faranno fatica a trovare compromessi. La “Flexible union”, l’Unione flessibile, ha diversi obiettivi: facilitare la realizzazione di progetti concreti, prevenire l’erosione dell’Ue, capitalizzare interessi comuni. Tuttavia, gli stati periferici d’Europa potrebbero avere dei timori nei confronti di una cooperazione flessibile, fondati sul fatto che un giorno potrebbero doversi ritrovare ad affrontare le conseguenze di decisione indesiderate. Ma l’espansione fiscale europea potrebbe garantire al cittadino medio i benefici di una robusta crescita economica nel 2018.
E’ lo scenario extra europeo a preoccupare di più. In medio oriente, con l’Isis in ritirata, le frange jihadiste potrebbero tentare di riorganizzarsi. L’Asia, schiacciata tra le sparate di Trump e le minacce della Corea del nord, si ritrova sempre più sotto l’influenza cinese. La Cina ha evitato la crisi finanziaria e si è mantenuta stabile nella crescita. Le sue politiche industriali e le acquisizioni tecnologiche scardinano il principio secondo il quale solo il libero mercato e la società aperta possono produrre innovazione. Nell’area, non è solo l'economia cinese a crescere, ma anche quella indiana, che nel 2017 è cresciuta oltre il 6 per cento, mentre il Giappone è riuscito a far aumentare il pil per sette trimestri consecutivi.
Poi rimane l’incognita russa. La Russia ha mantenuto i suoi sogni di grandezza e per tutto il 2017 si è imposta sul panorama mondiale con una politica estera assertiva. Continua a portare avanti le sue guerre in Siria e in Ucraina, dove le tensioni sono destinate a inasprirsi. Mosca ha inoltre mostrato a tutti la natura dei futuri conflitti: la cyberwar, versante sul quale l’Europa dovrà aggiornarsi, impegnandosi anche in una rivoluzione tecnologica che riguardi il calcolo quantistico, l'intelligenza artificiale e la robotica. L'alternativa è quella di restare indietro, con Cina e America che modellano gli standard tecnologici e le norme d'uso. Il 2018, tuttavia seguirà l’andamento positivo dell’anno precedente.“Le previsioni sono una scienza oscura e predire solo cose positive non è né divertente, né interessante”, scrivono Jeremy Shapiro e Jonathan Hackenbroich. Ma il 2017 ha superato ogni aspettativa – per quanto bassa. E’ un buon presagio per il 2018 appena iniziato.
I conservatori inglesi