Missili russi a Kaliningrad
La Lituania e la Polonia hanno chiesto alla Nato di intervenire, subito
Kaliningrad è un luogo sospeso, noto per essere stata la patria di Immanuel Kant, quando ancora era prussiana e si chiamava Königsberg, e per il teorema dei sette ponti che nemmeno Eulero è riuscito a risolvere. Oggi, è un’exclave russa piantata tra la Polonia e la Lituania, due degli stati d’Europa più ostili alla Russia. E da qualche tempo le loro paure sono motivate: a Kaliningrad Mosca ha schierato i missili Iskander, portando avanti il progetto di trasformare l’area in una piattaforma strategica. La notizia è stata diffusa dal presidente lituano, Dalia Grybauskaitėe, e la Russia non ha smentito, anzi, stando a una delle dichiarazioni rilasciate all’agenzia Ria Novosti, la Duma ha ammesso di aver incrementato la forza missilistica nella regione “come risposta al dispiegamento di truppe Nato nei territori limitrofi”.
Non è la prima volta che Mosca piazza dei missili nell’exclave, ma in passato li aveva schierati a tempo determinato. La Lituania ha chiesto alla Nato di intervenire il più rapidamente possibile e di intensificare la sua presenza nell’area. L’Alleanza atlantica dispone di 4.500 soldati nei territori considerati in prima linea da quando, con le esercitazioni Zapad 2017, la Russia ha mostrato i muscoli ai vicini baltici. A partire da lunedì, Washington e Mosca avrebbero dovuto ridurre le loro testate nucleari, secondo il trattato Start III firmato nel 2010. Si teme non soltanto che questo disarmo non avvenga, ma che al contrario si intensifichi il riarmo. Kaliningrad è una roccaforte russa di cui Mosca può disporre come vuole, ma la militarizzazione della regione non è l’unico tentativo di creare degli avamposti a ridosso dell’Ue. Nei Balcani, su ammissione degli stessi ministeri della Difesa locali, i russi contribuiscono ad addestrare intere unità degli eserciti nazionali.