Con gli ebrei contro la legge polacca
Giusto il sit-in della comunità di Roma di fronte all’ambasciata
La Polonia è un grande paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31 gennaio scorso dal Parlamento è un tradimento di questi valori”. Si era rivolta così, e a ragione, Noemi Di Segni, presidente delle Comunità ebraiche italiane, al presidente polacco Duda prima che firmasse la norma liberticida. L’appello però era caduto nel vuoto. Come le sacrosante proteste del governo israeliano, fino al bando dei suoi ministri dal territorio polacco. Così la Comunità ebraica di Roma ha lanciato, assieme ai giovani studenti ebrei e ai Figli della shoah, un sit-in di fronte all’ambasciata di Polonia a Roma per domani alle 15.00. Il Foglio aderisce. Si tratta di esserci per ribadire, al di là delle discussioni storiche e politiche, un principio fondamentale: nell’Europa delle sinagoghe che bruciano (Göteborg), degli ebrei che scappano (Parigi) e dell’irrisione razziale, non si deve e non si può rimettere in discussione la memoria della Shoah, già usata e abusata da una internazionale di islamisti e negazionisti occidentali di varia natura. Non deve farlo uno stato membro dell’Unione europea. Le leggi plasmano le coscienze nazionali. E la coscienza dell’Europa è già fin troppo malata di antisemitismo per accreditare ancora più sospetto, timore, rancore.