La vergogna di Oxfam
Uno scandalo che può fare solo bene all’umanitarismo, a lungo screditato
Altre accuse, altri paesi coinvolti, altri dirigenti, altre teste che rotolano. La vergogna di Oxfam sembra non avere fine. Penny Lawrence, vice direttrice esecutiva di Oxfam (nella foto a destra), lunedì si è dimessa e si è presa “tutta la responsabilità” per quanto avvenuto e per il comportamento dello staff, che stando alle accuse del Times e dell’Observer avrebbe ingaggiato prostitute, alcune giovanissime, a Haiti e nel Ciad. Sono a rischio anche i 38 milioni di sterline che ogni anno Londra devolve a Oxfam per “fare del bene”.
La celebre ong britannica è in ginocchio, travolta dagli scandali di prostituzione, di festini, di ricatti e di abusi sessuali in alcuni paesi. Oxfam ha tanti sostenitori che hanno donato un mare di soldi credendo di aiutare le persone più svantaggiate del mondo: come si sentiranno ora che è emerso il volto oscuro della carità?
Oxfam è sempre stata un’organizzazione palesemente politica, che è sempre andata ben oltre il suo mandato di aiutare gli sfortunati, e ora possiamo aggiungere anche accuse di ipocrisia e indifferenza al benessere delle stesse persone che avrebbe dovuto aiutare. Questo da parte di una ong che non è mai stata parca nel dare lezioni a tutti. Nel 2016 uno studio di Oxfam ha accusato la Gran Bretagna di essere uno dei dieci paesi più ricchi del mondo e dei meno generosi sui rifugiati. In zone disastrate, dove un terremoto ha ucciso 100 mila persone in 60 secondi, dove le città sono state ridotte in macerie, dove regnavano violenza, saccheggi e colera, alle ragazze alcuni dirigenti di Oxfam avrebbero offerto pochi dollari in cambio di favori sessuali. Se fosse stato scoperto che le vittime erano state abusate in una chiesa cattolica e che la gerarchia di Roma copriva il sacerdote, quella chiesa sarebbe stata bruciata in effigie da parte dell’indignazione mediatica e collettiva. Per Oxfam e altri scandali, come quelli dell’Onu, sembra valere la doppia presunzione di innocenza. Ma questo rogo simbolico non potrebbe che fare del bene all’umanitarismo, a lungo screditato da scandali sessuali e politici.
Dalle piazze ai palazzi