Il vicepremier e la staffer
In Australia un finto scandalo sessuale mette in crisi il governo. Bigottismi
La politica australiana è travolta da un nuovo scandalo sessuale. Non c’entrano stupri e molestie, non c’entra #metoo , non c’entra un rapporto di potere malato. Lo scandalo si può definire in poche parole: Barnaby Joyce, vice primo ministro del governo, ha avuto una relazione romantica con una donna membro del suo staff e i due stanno per avere un bambino. Per stare con questa donna, Joyce ha lasciato la moglie e i figli. La relazione è consensuale e i due sono stati fotografati insieme in vacanza. L’episodio è spiacevole, certamente, ma privato, tanto che per molti giorni dopo che la notizia della gravidanza era stata rivelata i giornali australiani non ne hanno parlato. Poi qualcosa è scattato. Giovedì il capo di Joyce, il primo ministro Malcolm Turnbull (i due sono i leader rispettivi dei partiti che compongono la coalizione di governo) ha attaccato Joyce dicendo che ha commesso “un terribile errore di giudizio” ed è arrivato a tanto così dal richiedere le sue dimissioni – ha evitato, alla fine, soltanto perché sarebbe crollata tutta la coalizione. Non soddisfatto, ha promosso una legge lampo che vieta ogni tipo di relazione sentimentale tra i ministri del governo e i loro sottoposti, generando, come è ovvio, enormi controversie e qualche risata. Joyce, pare, non ha alcuna intenzione di dimettersi, ma intanto il danno è fatto, e il tribunale bigotto dei rapporti tra i sessi ha raggiunto una nuova pietra miliare.
Dalle piazze ai palazzi