La sinistra è un puntino rosso piccino
La crisi del governo slovacco è l’ultimo colpo alla famiglia del Pse
La storia della crisi di uno degli ultimi governi di centrosinistra in Europa inizia il 26 febbraio con la morte di Jan Kuciak. Il giornalista indagava sui legami tra il governo slovacco e la criminalità organizzata ed è stato ucciso insieme alla fidanzata Martina durante la notte. Al mattino seguente la Slovacchia iniziava a convivere con la consapevolezza di essere una nazione in cui un giornalista poteva essere ucciso per le sue inchieste e il governo non era in grado di assumersi le proprie responsabilità. La gente è scesa in strada per chiedere le dimissioni del premier Robert Fico e dei suoi ministri.
A due settimane dalla morte di Kuciak, Fico ha formalizzato le sue dimissioni, ponendo una condizione: che fosse il suo partito a scegliere il prossimo premier e che il futuro governo rispecchiasse l’attuale maggioranza. E’ stato nominato così il vicepremier Peter Pellegrini, e la piazza non sarà contenta. La maggioranza di governo in Slovacchia si è salvata, ma mentre si attendono nuovi sviluppi quella che arriva da Bratislava è la storia di un’altra sinistra che soffoca, in Europa.
Contando questo traballante neogoverno slovacco, soltanto in Portogallo, a Malta e in Svezia la sinistra cosiddetta tradizionale continua a governare o ad avere prospettive di governo (c’è poi la Grecia, dove c’è una sinistra radicale al governo con la destra radicale che sta diventando sempre più moderata; c’è poi l’Spd, partner di minoranza del governo tedesco o il Psoe spagnolo, che dà appoggio esterno al governo conservatore). Nella cartina dell’Ue, il rosso è ormai una macchia sempre più rara e le dimissioni del premier slovacco si aggiungono a un problema più vasto, che ha a che fare con la sopravvivenza stessa della sinistra moderata.