L'Onu ha accolto il ricorso di Puigdemont, che resta in carcere in Germania
La Commissione dei diritti umani dell'Onu ora dovrà pronunciarsi sul merito della denuncia dell'ex presidente della Generalitat. Ancora proteste in Catalogna
(foto LaPresse)
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La Commissione dei diritti umani dell'Onu, un gruppo di 18 esperti indipendenti incaricati di assicurare il rispetto del Patto internazionale sui diritti civili e politici, ha ammesso il ricorso presentato dall'ex presidente catalano Carles Puigdemont contro la lesione dei suoi diritti politici da parte della Spagna, che invece lo accusa di sedizione. La Commissione Onu ora dovrà pronunciarsi sul merito della denuncia. Una decisione analoga, ricorda il principale quotidiano catalano, La Vanguardia, era stata assunta la settimana scorsa nei confronti dell'ex candidato alla presidenza catalana Jordi Sanchez, anche se poi era stata emessa anche una sentenza cautelare nei confronti dell'ex presidente dell'Assemblea Nacional Catalana (ANC). L'Onu non ha preso alcuna decisione in merito alla denuncia presentata da Sanchez, l'ha solo accettata e ha chiesto al governo di presentare la sua versione dei fatti, hanno spiegato fonti dell'esecutivo alla Vanguardia: "L'ammissione di questa comunicazione non pregiudica le azioni del governo o della magistratura", hanno sottolineato le fonti. I dossier, affermano, "otterranno debita risposta" entro il termine di sei mesi. Intanto Puigdemont resta nel carcere di Neumuenster, in Germania, dove attende la decisione della magistratura tedesca sulla richiesta di estradizione presentata da Madrid.
L'ex presidente catalano ritiene che la Spagna abbia violato parte della "Dichiarazione universale dei diritti umani" e della "Carta dei diritti civili e politici". Facendo leva su questi trattati, Puigdemont rivendica il suo diritto a candidarsi alle elezioni, il suo "diritto alla libertà di associazione con altri politici e partiti politici secessionisti nel perseguimento dell'obiettivo comune di raggiungere l'indipendenza dalla Spagna" e il suo diritto alla libertà di espressione politica pacifica in sostegno alla causa dell'indipendenza della Catalogna.
Intanto continuano le proteste, con blocchi del traffico vicino alla frontiera francese e anche su diverse altre strade catalane. A Barcellona sono state paralizzate due delle principali arterie della città, la Diagonal e la Meridiana. I manifestanti chiedono la liberazione dell'ex-presidente e degli altri leader catalani in carcere preventivo a Madrid. Durante le proteste ci sono stati 101 feriti lievi, negli scontri con la polizia, e sei persone sono state fermate. Su richiesta dei gruppi indipendentisti il presidente del Parlament catalano Roger Torrent ha convocato mercoledì mattina una riunione urgente dell'assemblea. Gli indipendentisti, che hanno la maggioranza assoluta, intendono fra l'altro rivendicare che Puigdemont possa essere rieletto presidente della Catalogna nonostante il veto della corte costituzionale di Madrid, sulla base della recente presa di posizione del Comitato dei diritti umani Onu.
Puigdemont aveva denunciato già due mesi fa alle autorità belghe di aver scoperto una "cimice" sull'auto che utilizzava per viaggiare. E sarebbe stata proprio una cimice, domenica scorsa a tradirlo e farlo arrestare in Germania. Grazie infatti al sistema di geolocalizzazione, l'intelligence spagnola ha potuto allertare le autorità tedesche al suo ingresso alla frontiera, di ritorno dalla Finlandia. Puigdemont è stato così fermato da una pattuglia di polizia a una stazione di servizio a Jagel.
Il leader indipendentista, racconta La Vanguardia, era consapevole di essere seguito dagli 007 di Madrid ma ha comunque scelto la strada più corta per tornare a Bruxelles, lasciando la Finlandia in traghetto per la Svezia e da lì attraversando la Danimarca con l'intenzione di passare dalla Germania all'Olanda fino al Belgio, dove vive dallo scorso ottobre in fuga dalla giustizia spagnola. Il Procuratore della Alta Corte spagnola, spiega il quotidiano catalano, sta raccogliendo informazioni sui quattro che accompagnavano il presidente della Generalitat e che lo hanno aiutato a lasciare la Finlandia. Sarebbero due piloti, entrambi Mossos d'Esquadra, agenti della polizia catalana, l'uomo d'affari Josep Maria Matamala e lo storico e professore all'Università di Barcellona, Josep Lluis Alay Rodríguez. La Procura li indaga per un reato di "occultamento": avrebbero cioè aiutato Puigdemont a spostarsi per l'Europa, pur sapendo del mandato di arresto contro di lui.