Il cecchinaggio dei media su Israele
Un video da Gaza e la tragica forza morale di un paese che processa se stesso
Il video amatoriale che mostra un cecchino israeliano che spara a un palestinese nella Striscia di Gaza ha fatto il giro di tutti i siti che contano oggi (la Repubblica lo aveva in apertura). Nel filmato, ripreso attraverso il mirino del fucile di precisione di un commilitone, si vede un uomo avvicinarsi alla barriera che separa l’enclave da Israele. Poi il comandante dà l’ordine di aprire il fuoco e il cecchino aspetta per la presenza di un bambino. Infine spara e il palestinese, ferito alla gamba, si accascia a terra. Seguono le parole dei soldati: “Wow, che video!”, “qualcuno è stato colpito in testa”, “un video leggendario”, “è volato in aria”.
L’esercito ha confermato l’autenticità del video e ha aperto un’inchiesta. Un’inchiesta, appunto. Israele ha un esercito sottoposto a una tensione senza eguali fra i paesi democratici e civili, assediato a Gaza come sul Golan, costretto in una notte a bombardare postazioni di Hamas a sud e degli iraniani a nord. Eppure, Israele ha la forza di processare se stesso, come tante volte è già successo prima, con una stampa agguerrita che non ne fa passare una ai vertici militari e politici.
L’esercito israeliano non è composto da angeli, ma da esseri umani, è un esercito popolare, fatto dalla sua gente, gente che commette errori, ma che deve adempiere a un mandato morale anche in guerra. Ma questo non emerge dai titoli sparati dei media. Una strage chimica in Siria. Un cecchino israeliano a Gaza. Tutto si equivale.