Salvate le ong da se stesse
Dopo Oxfam, si dimette anche il capo di Save the Children
Prima lo scandalo che ha messo in ginocchio Oxfam, l’ammiraglia inglese dell’umanitarismo, colpevole di aver abusato di tanti innocenti haitiani dopo il terremoto in “orge stile Caligola” organizzate dagli inviati dei filantropi britannici. Adesso la caduta di Save the Children. Alan Parker, presidente di quest’altra notissima ong, si è dimesso per aver coperto un dirigente che si era comportato in maniera poco appropriata con alcune colleghe. Il mandato di Parker sarebbe scaduto a dicembre, ma in un comunicato ha fatto sapere che era arrivato il momento di nominare il suo successore. Parker era nei guai da circa un mese, da quando un report interno a Save the Children diffuso dalla Bbc ipotizzava che alcuni anni prima avesse coperto l’allora direttore esecutivo Justin Forsyth. Alcune settimane fa, Forsyth si era scusato per i suoi comportamenti, precisando però che erano ormai vecchi “di molti, molti anni”. Qualche giorno dopo, si era però dimesso dalla carica di vicecapo dell’Unicef. E’ giunto il momento di salvare le ong. Non dagli scandali, ma da se stesse. Sono una delle grandi risorse della cultura occidentale, dei suoi diritti umani, della sua generosità, del suo stesso benessere, ma rischiano la morte civile e la distruzione di ogni reputazione. Come si fa? Costringendole a uno scrutinio continuo su come spendono la valanga di denaro che ricevono, evitando di fare dei loro capi e missionari dei santi laici impermeabili alle critiche, considerando queste organizzazioni non come dei salvatori dell’umanità (chi può criticare il messia?), ma come normali organizzazioni composte da esseri umani. I primi a trarne giovamento sarebbero loro, le ong.
Cosa c'è in gioco