Quim Torra (foto LaPresse)

Lo scaldaposto di Puigdemont

Redazione

Quim Torra, nuovo governatore catalano, è un indipendentista duro

A cinque mesi dalle elezioni del 21 dicembre 2017, la Catalogna ha un nuovo governatore: Quim Torra, indipendentista ala dura, scelto dal presidente deposto Carles Puigdemont come scaldaposto in attesa che si risolvano le sue grane giudiziarie dall’esilio tedesco. Torra è stato eletto lunedì in seconda seduta, quando bastavano più voti favorevoli che contrari per la conferma: 66 sì, 65 no e 4 astenuti. I quattro sono i deputati della Cup, formazione maoista che ancora una volta si prepara a fare da perno della coalizione di governo. Il nuovo governatore, famoso perché su Twitter definì gli spagnoli “capaci solo di derubare”, è espressione della fazione più dura dell’indipendentismo, nel suo discorso di investitura ha garantito che continuerà con l’opera di costruzione di una “Repubblica catalana” e ha definito Puigdemont “il nostro presidente”, anche se stava per assumere lui stesso la medesima carica. La nomina di Torra sembra una vittoria per il campo indipendentista.

 

In realtà, si tratta di un compromesso al ribasso: Torra è la scelta numero quattro, dopo che gli indipendentisti non sono riusciti a mettere al governo Puigdemont, Jordi Turull e Jordi Sànchez, tutti esiliati o imprigionati. Soprattutto, è un’opzione di emergenza: se non si fosse trovato un nome entro il 22 maggio il Parlamento locale si sarebbe sciolto, gli indipendentisti avrebbero perso le poltrone e, probabilmente, la maggioranza di cui godono. Torra non riuscirà a rivitalizzare il sogno repubblicano già morto, ma a Madrid i partiti tradizionali non se la cavano meglio: secondo un sondaggio uscito sul País, il Partito popolare al governo e il Partito socialista sono la terza e la quarta forza politica. Il nuovo bipartitismo, in Spagna, sembra quello tra Ciudadanos (primi) e Podemos (secondi).

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