Consigli per un'opposizione efficace
Blair parla di Brexit e di Labour ma quando dice “tragedia” parla anche di noi
Il “dilemma” è sempre lo stesso, da prima del referendum del 2016 e ancora oggi che ormai il tempo concesso per un negoziato sulla Brexit si riduce: dentro o fuori il mercato unico, se sei dentro devi rispettare le regole europee, se sei fuori devi accettare i rischi, economici soprattutto, della tua solitudine. Non c’è un’alternativa, il negoziato troverà al limite qualche sfumatura diversa, ma il cuore della Brexit è questo, da sempre: confini, regole, compromessi. Tony Blair è tornato sulla questione con un paper pubblicato dal think tank che porta il suo nome che delinea questo “dilemma” e con un suo articolo di commento che oltre alla questione Brexit illumina anche il pericolo di un’opposizione fuori fuoco, ambigua. L’ex premier laburista ce l’ha con il suo Labour, non da oggi, ma oggi di più, perché se l’opposizione al governo della May sbaglia, si rischia una corsa accidentata fuori dall’Europa, e questa “tragedia” riguarda tutti, non soltanto i laburisti. La posizione del Labour, dice Blair, è complicata e contraddittoria: i pro Brexit pensano che il Labour voglia rimanere nell’unione doganale e tradire il mandato referendario; gli anti Brexit pensano che il Labour non voglia davvero restare in Europa e stanno perdendo fiducia nella capacità del partito di evitare la Brexit. Il partito “pagherà un prezzo pesante per l’euroscetticismo della leadership”, dice l’ex premier sintetizzando in poche righe una strategia alternativa, che porta a una nuova decisione finale degli inglesi – un altro referendum – sull’accordo negoziato dal governo. Quel che dice Blair non è nuovo, ma tra le righe si leggono altri consigli: non si può fare un’opposizione seria basandosi sull’ambiguità o sul wishful thinking, e muoversi in ordine sparso non è una tattica, è una sconfitta.