Il passo falso di Macron
La telefonata a Conte e la convinzione che i 5s siano interlocutori validi
Emmanuel Macron è alle prese con un cantiere europeo che va a rilento. La finestra d’opportunità del 2018, le stelle che si allineano per poco tempo, rischia di chiudersi senza che il presidente francese sia riuscito a ottenere risultati concreti in un’Europa che si ferma a ogni elezione nazionale e che ancora non ha deciso in che modo vuole ricostruirsi. E’ anche per questo, per questa urgenza necessaria, che il presidente francese ha fatto una telefonata che ora appare quantomeno affrettata se non addirittura sciagurata al premier incaricato Giuseppe Conte, in vista di un dialogo che si sarebbe aperto una volta formato il governo italiano. Macron ha già un occhio alle elezioni europee del prossimo anno e vuole creare un gruppo parlamentare tutto nuovo, la versione europea di En Marche, cercando sponde nell’area mediterranea con cui ha già organizzato alcuni progetti (volendo essere buoni: in modo complementare alla Germania).
In Spagna cresce Ciudadanos, in Italia arrivano i Cinque stelle, e così Macron si muove in anticipo sugli altri per provare a vedere quanto si può lavorare insieme. Come molti commentatori, politici e analisti italiani e internazionali, anche il presidente francese si è convinto che i Cinque stelle, materia informe ma duttile, potessero essere interlocutori validi per il progetto politico europeo: non bisogna essere per forza uguali in tutto, basta avere obiettivi convergenti. Ma Conte non farà il premier e i Cinque stelle stanno mostrando quanto poco sono duttili e moderati, ed è vero che Macron va di fretta, è anche questo il suo bello, ma quella telefonata forse ora vorrebbe rimangiarsela.