Il minisummit è un boomerang per l'Italia
Conte dice no ad accordi sui movimenti secondari dei migranti. E Salvini?
Il minisummit sull’immigrazione che si terrà domenica a Bruxelles rischia di diventare un boomerang per l’Italia. Il presidente della commissione europea Junker riunisce otto paesi – Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Bulgaria, Malta e Grecia – per trovare una soluzione unitaria a un problema che è stato posto dal ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, con cui anche il nostro ministro Salvini ha aperto un dialogo: i movimenti secondari dei migranti. Seehofer vuole il rimpatrio automatico dei migranti che si presentano alla frontiera tedesca e sono già stati registrati in un altro paese membro dell’Ue.
Questo significa di fatto mettere i controlli al confine, e avrebbe un effetto immediato: anche gli altri paesi, a cominciare dall’Austria, metterebbero i controlli, e così di fatto l’Italia, che sarebbe nella maggior parte dei casi il paese in cui i rimpatriati sono destinati a tornare, resterebbe esclusa dall’area Schengen. La cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Macron hanno detto che, rispettando le regole di Dublino a oggi vigenti (non si è fatta alcuna riforma), si vuole fare in modo che “quelli che sono registrati nel primo paese della zona Schengen possano essere ripresi il più presto possibile nel paese in cui sono stati registrati” attraverso “accordi bilaterali o multilaterali”. Cioè se Seehofer e Salvini si accordano sul rimpatrio, va bene.
Il premier Conte ha detto ieri che parlerà di movimenti secondari dopo aver trovato una soluzione sui movimenti primari: no ad accordi preconfezionati. Salvini ha aggiunto che è meglio che il premier non partecipi al minisummit se le cose sono già state decise. “Spero che Conte sappia far valere le nostre ragioni”, dice il ministro dell’Interno, ma quali, quelle dell’accordo con Seehofer?
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