L'Europa preferisce la Cina
Dopo il disastro Nato, Tusk e Juncker volano a Pechino: una luna di miele
Nelle stesse ore in cui Donald Trump incontrava il presidente russo Vladimir Putin, dall’altra parte del mondo, a Pechino, si svolgeva il ventesimo summit Europa-Cina. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, sono volati entrambi nella capitale cinese per rappresentare l’Unione nella “partnership strategica” con la seconda economia del mondo. A giudicare dai risultati dell’incontro, l’Europa sembra avere attualmente molti più punti in comune con la Cina piuttosto che con l’America di Trump. E’ necessario leggere la dichiarazione congiunta arrivata alla fine del summit tenendo a mente i dissidi avuti con l’America al vertice Nato di qualche giorno fa e al G7 in Canada di giugno: “In qualità di partner strategici globali, l’Ue e la Cina rafforzeranno la dimensione globale della loro collaborazione al fine di promuovere la pace, la sicurezza e lo sviluppo sostenibile”, si legge nel comunicato, ma Pechino e Bruxelles sono d’accordo anche sulla politica estera, sul dialogo con la Corea del nord e sul sostenere il deal con l’Iran, sulla riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio, sull’importanza dei diritti umani (sic!), sulla “One China policy” (quella di Pechino contro Taiwan). Tusk e Juncker, ricevuti “calorosamente” dal premier cinese Li Keqiang, hanno firmato un documento in cui si rinnova perfino l’impegno di risolvere “col dialogo” le dispute nel Mar cinese meridionale. Se l’Europa si sta allontanando sempre di più dall’America di Trump, ora sappiamo da che parte sta andando.
L'editoriale del direttore