Come non fare opposizione
Il Labour inglese campa di ambiguità sulla Brexit, con esiti rischiosi
Non abbiamo nemmeno provato a fare una Brexit liberale, ha detto ieri Boris Johnson, ex ministro degli Esteri inglese, al suo primo discorso pubblico dopo le dimissioni di una decina di giorni fa. Viviamo nel “limbo” dei Chequers, ha aggiunto Johnson, riferendosi all’accordo che la premier Theresa May sta provando a portare avanti come linea negoziale ufficiale per l’uscita dall’Unione europea: nel limbo non sta comodo nessuno e peggio di tutti sta proprio la May, che ormai è costretta a vivere alla giornata. Il più grande divorzio della storia moderna viene gestito così, un passetto alla volta, una salvezza alla volta, un voto alla volta: poi ci chiediamo perché c’è questo senso di vuoto e perché arrivano uomini forti, senza troppi fronzoli e attenzioni, a riempirlo. Ci si aspettava qualcosa di meglio rispetto a questa guerra civile poco fertile all’interno del mondo conservatore, ma è stato chiaro fin dall’inizio – referendum vinto “a sorpresa”, paese spaccato a metà, inconsolabile – che la Brexit avrebbe tirato fuori il peggio di tutti, a cominciare proprio dal governo.
Quel che ancora stupisce invece è l’opposizione, che sull’uscita dall’Ue dovrebbe avere vita abbastanza facile: se sei contro la Brexit, fai di tutto perché non ci sia la Brexit. Eppure: due sere fa, si votava ai Comuni un emendamento importante, quello sulla permanenza del Regno nel mercato unico europeo. Gli emendamenti sono spesso complicati, ma questo no: è l’essenza stessa della Brexit. Il governo è contrario, nella proposta dei Chequers c’è l’uscita dal mercato unico e l’introduzione di un’area di libero scambio che di fatto replica i rapporti esistenti con il mercato unico. Gli anti Brexit vorrebbero restare nel mercato unico, come è noto. Eppure l’emendamento è stato bocciato per pochissimi voti, garantiti da sei parlamentari laburisti che sono risultati decisivi per i brexiteers. Il Labour è il primo partito d’opposizione, ma sulla Brexit non è per la permanenza nel mercato unico ma non è nemmeno per il piano del governo della May, perché l’obiettivo è ribaltarlo, questo governo. L’esito finale è che oggi il rischio “no deal” è altissimo, ed è lo scenario peggiore. A controbilanciarlo c’è l’ipotesi di un secondo referendum, ma il Labour non è d’accordo neppure su questa.