In Zimbabwe si vota: sono le prime elezioni post-Mugabe
Sui 23 candidati che si presentano al giudizio degli elettori, solo l'attuale capo di stato ad interim Mnangagwa e il leader d'opposizione Chamisa hanno sulla carta i numeri per vincere al primo turno o accedere al ballottaggio
I quasi 5 milioni di elettori dello Zimbabwe si recano oggi alle urne per le prime elezioni, in quasi 40 anni, dove sulla scheda non sarà presente il nome di Robert Mugabe. Urne aperte e code ai seggi iper le prime elezioni presidenziali, politiche e locali dalla caduta del regime del presidente che ha governato per quasi 37 anni, durante i quali il paese è caduto in una grave crisi economica. Sui 23 candidati che si presentano al giudizio degli elettori, solo l'attuale capo di stato ad interim Emmerson Mnangagwa, 75enne ex alleato di Mugabe e leader del partito al potere, lo Zanu-Pf, e il 40enne Nelson Chamisa, leader del Movement for Democratic Change (Mdc), hanno sulla carta i numeri per vincere al primo turno o accedere al ballottaggio. Le tensioni prima del voto, con insistenti voci di brogli elettorali non hanno scoraggiato gli elettori. "Abbiamo bisogno di vedere uno Zimbabwe migliore, è tutto quello che voglio, un paese migliore per me e per i miei figli", ha dichiarato un 28enne disoccupato, Tawanda Petru, in attesa di votare a Mbare. Molte le sfide che il prossimo governo dovrà affrontare: dall'altissimo tasso di disoccupazione, all'agricoltura al collasso, al degrado dei servizi sanitari e dell'istruzione.
L'ex presidente dello Zimbabwe, il 94enne Mugabe, è stato primo ministro del paese dal 18 aprile 1980 al 31 dicembre 1987 e presidente dal 31 dicembre 1987 al 21 novembre 2017, quando si è dimesso in seguito a un golpe non violento. "La mia decisione è volontaria e nasce dalla mia preoccupazione per il bene del popolo e il mio desiderio di assicurare una tranquilla, pacifica e non violenta transizione di potere a sostegno della sicurezza, pace e stabilità della nazione”, ha scritto in una lettera con cui ha comunicato al Parlamento, come vuole la costituzione, le sue "dimissioni da presidente dello Zimbabwe con effetto immediato". L'ex presidente ha votato ma non ha dichiarato per chi, così come la moglie Grace, dopo che ieri aveva annunciato l'intenzione di votare per i suoi avversari politici e non per il candidato del suo partito che lo aveva costretto a lasciare il potere.
Diversi osservatori internazionali prevedono la vittoria di Mnangagwa, detto il “Coccodrillo”, ex fedelissimo di Mugabe, accusato di “atteggiamenti sleali” il 6 novembre scorso, poi licenziato e fuggito all’estero. È un segreto di pulcinella in Zimbabwe che per molti anni Mnangagwa abbia pensato di ottenere la presidenza. I veterani e una buona fetta dell’esercito lo appoggiano. Il team Lacoste, una fazione del partito di governo Zanu-PF che prende il nome dall'etichetta di abbigliamento e utilizza addirittura lo stesso simbolo del coccodrillo, dal 2015, si ritiene lavorasse per garantire a Mnangagwa la presidenza e per frustrare gli sforzi del gruppo rivale chiamato G40, che appoggiava la first lady Grace Mugabe.