Salvate i pachidermi dai cinesi
I bracconieri tornano in Botswana, e il traffico di avorio s'impenna
L'hanno definita una delle più grandi operazioni di bracconaggio della storia. Durante le ricognizioni aeree effettuate negli ultimi due mesi, Elephants Without Borders, che si occupa di operazioni antibracconaggio, ha individuato le carcasse di una novantina di elefanti nei pressi della riserva del Delta dell'Okavango, in Botswana. Fino a pochi mesi fa la Repubblica del Botswana, che ha la più grande popolazione di elefanti africani del mondo, era una specie di paradiso terrestre per i pachidermi, grazie anche alle squadre speciali militari che pattugliavano le aree protette con l'autorizzazione a “sparare per uccidere” ai bracconieri. Pattugliavano, perché ad aprile il nuovo governo di Gaborone ha deciso di disarmare il dipartimento di stato per la salvaguardia delle riserve, ufficialmente per evitare tensioni sui confini con la Namibia e lo Zimbabwe.
Da allora il bracconaggio ha ripreso con ritmi intensissimi, ed è quasi esclusivamente finalizzato al traffico illegale di avorio. E' per questo che – a voler unire i puntini – tutto torna: l'unico paese che ancora è disposto a pagare l'equivalente di mille dollari al chilo l'avorio è la Cina, che usa le zanne di elefante per la medicina tradizionale. La presenza cinese in Botswana si è intensificata negli ultimi anni, e il paese è uno dei capisaldi della strategia africana di Pechino. Il presidente Mokgweetsi Masisi è proprio in questi giorni nella capitale cinese per il forum China-Africa. A voler pensar male, si direbbe che dove arriva l'influenza cinese non ci sono soltanto debiti impossibili da onorare, censure, soft power. E' semplicistico ridurre la sinizzazione dell'Africa al nostro “aiutiamoli a casa loro”. La Cina, quando mette le mani da qualche parte, si prende tutto ciò che vuole. Pure gli elefanti.